Copertina 7

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2008
Durata:65 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. S.O.S.
  2. TEMPUS FUGIT
  3. LAND OF DAWN
  4. THE MAGIC WORLD
  5. INQUISITION
  6. LETTER OF THE LAW
  7. STAY IN THE LIGHT
  8. BENEDICTION
  9. LIGHT & SHADOWS
  10. TANZ IN DIE DAMMERUNG

Line up

  • Uli Jon Roth: guitars, bass, keyboards
  • Mark Boals: vocals
  • Liz Vandall: vocals
  • Michael Ehre: drums
  • Nippy Noya: ethnic percussion
  • Chris Lowe: orchestral percussion
  • Sky Orchestra
  • Sky Choir

Voto medio utenti

Uli Jon Roth è sempre stato un chitarrista, nonché un personaggio, decisamente particolare. Eclettico, innovativo, ha sempre portato avanti il suo percorso artistico incurante dei giudizi e delle critiche di chi non lo capiva. Prima con gli Scorpions, poi con i suoi Electric Sun, Roth ha percorso varie fasi in cui ha alternato stili differenti. Ha sempre combattuto una sua personale lotta tra l’influenza hendrixiana che dagli esordi lo ha contraddistinto, e il suo amore per il neoclassico. Ed è proprio alle discipline classiche che si è dedicato anima e copro negli ultimi anni della sua carriera. Con questo nuovo “Under a dark sky” diciamo che fa un piccolo passo indietro e abbandona in parte lo shred per tornare alle sonorità degli Electric Sun. Il nuovo disco, infatti, è un ritorno all’hard rock, anche se non mancano assolutamente parti più orchestrali, piene zeppe di musiche orientali, quindi è come se ci trovassimo di fronte ad una sorta di prosecuzione di “Beyond the astral sky”, il terzo capitolo della sua band post Scorpions. Per l’occasione Uli ha deciso di fare le cose in grande, ed oltre ad aver reclutato Mark Boals (ex Malmsteen e Royal Hunt) alla voce, si è circondato di una vera e propria piccola orchestra di archi, e di un vero e proprio coro per le parti liriche. Come è inevitabile che sia, tutto ciò comporta un sound molto pomposo e barocco, ricco di arrangiamenti ed orchestrazioni, di sicuro di non immediata assimilazione. E forse è proprio questa la chiave di lettura del cd. Da una parte è impossibile non riconoscere il valore artistico delle dieci tracce presenti nell’album (la decima, “Tanz in die Dammerung” è una lunga suite di quasi venti minuti), dall’altro, però, il cd non scorre molto durante l’ascolto, ed è abbastanza pesante da digerire. Diciamo che una sfoltita qua e là, qualche nenia orientale in meno, e brani più corti ed immediati forse avrebbero giovato un po’ alla riuscita finale, ma ovviamente questo è un mio personalissimo parere, visto che se siete amanti di tutto ciò che ho descritto avrete di che godere durante l’ascolto. Naturalmente tutte le composizioni ruotano attorno alla figura di Roth, che con la sua chitarra ci ammalia e ci trasporta in un viaggio raffinato e di classe, a tratti molto spirituale, se vogliamo. Le parti neoclassiche non mancano, ma non predominano, non assillano, sono sapientemente miscelate ad altre più melodiche e lente, più gustose, dove il chitarrista tedesco dà sfoggio di tutte le sue capacità con lo strumento. “Under a dark sky” è un bel disco di rock sinfonico come non se ne sentivano da parecchi anni. Inutile sottolineare, però, come sia diretto essenzialmente agli amanti di queste sonorità, perché gli altri rischierebbero di addormentarsi dopo il terzo brano. Un gradito ritorno quello di Uli Jon Roth, con un album consigliato essenzialmente agli amanti della sei corde, ma che può trovare proseliti anche tra chi ama, come detto in precedenza, sonorità più complesse ed articolate.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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