Copertina SV

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2003
Durata:60 min.
Etichetta:Lion
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. UNDER THE INFLUENCE
  2. THE BUTCHER
  3. DARK MATTER
  4. DOMINION
  5. E.B.E.
  6. HILLBILLY MILITIA
  7. JAZZMINE'S SONG
  8. WAR OF THE ANGELS
  9. THE DUEL
  10. PIECE OF MIND
  11. DOMINION (VOCAL VERSION)
  12. THE MACHINE

Line up

  • Rusty Cooley: 7 strings guitars
  • Bobby Williamson: keyboards
  • Brent Marches: bass

Voto medio utenti

Signore e signori, il nuovo primatista mondiale sui 100 piani.
Il chitarrista americano Rusty Cooley è al debutto discografico, dopo essersi fatto conoscere in patria per i suoi video didattici.
Inutile spendere più parole del dovuto per un'uscita tipicamente shred.
Chiaro che qualsiasi aspetto che non sia puramente legato alla tecnica chitarrista non sia minimamente da prendere in considerazione ed in quest'ottica poco importa la presenza della drum machine o di basi dagli arrangiamenti scarni ed essenziali.
Fiumi di note e progressioni neoclassiche eseguite alla velocità della luce difficilmente possono giustificare l'acquisto prima e l'ascolto poi, se non motivato da pura e sola curiosità volta al lato tecnico/esecutivo.
Precisato ciò, Rusty Cooley è forse il chitarrista più veloce che mi sia capitato di ascoltare fino ad oggi. Credetemi, i vari Michael Angelo, Alex Masi e compagnia gli fanno un baffo.
Munito di chitarre Jackson a 7 corde ed amplificazione VHT, esegue solismi da vera e propria scheggia impazzita con una pulizia di esecuzione spaventosa, velocità da infarto ed eccellendo in tutte le tecniche possibili: contropennata, tapping, arpeggi, legati, salti di corda....c'è di tutto.
Se il fine unico dell'album è il puro sfoggio della sua tecnica strumentale, beh, allora c'è riuscito.
Per fanatici dello shred selvaggio, svergognato ed irriverente.

Fulvio Bordi
Voto: SV/10

Debutto discografico per Rusty Cooley, virtuoso della chitarra cresciuto tra Randy Rhoads e Yngwie Malmsteen; come avrete già capito si tratta, dunque, di un lavoro interamente strumentale (tranne che per le due bonus tracks conclusive), nel quale, a farla da padrona, è solo ed esclusivamente la Jackson sette corde di Rusty. Tecnicamente parlando siamo su livelli altissimi, tanto che a tratti si toccano velocità ancora superiori a quelle di cui è capace Malmsteen, del quale però Cooley non raggiunge l'emotività e il pathos nei bending e nelle interpretazioni più drammatiche; inutile sottolineare che l'esecuzione è perfetta, quasi inverosimile, e a tratti davvero mostruosa per pulizia e dinamismo. Quello che però emerge sin dalla prima traccia, la lunga "Under the Influence", è un continuo viaggiare a velocità supersoniche tra alti e bassi qualitativi e creativi, passando da soluzioni allettanti a passaggi chitarristicamente già sentiti milioni di volte, degni di un qualunque manuale didattico. E' quando Cooley si lancia sulle minori armoniche e sulle diminuite che respiriamo quella fritta aria di abusato che proprio non ci vuole. Altro punto debole dell'album riguarda l'uso di una batteria palesemente finta e programmata, che toglie umanità al lavoro nel suo complesso, raffreddandolo non poco sul piano dell'emotività. Qualche spunto coraggioso e più originale arriva ogni tanto, come nell'esordio di "The Butcher", per certe scelte stilistiche figlia del Paul Gilbert dei tempi migliori, o in "E.B.E.", caratterizzata dal riffing massiccio e da una solista che richiama alla mente le gesta di quel geniaccio di Jason Becker. "Jazzmine's Song" rappresenta, a mio giudizio, l'episodio migliore del lotto, e in pratica l'unico in cui Cooley riesce ad alternare sfuriate alla velocità del suono a grandi armonizzazioni ed emozionanti fraseggi più distesi. Troppo spesso, infatti, la sette-corde del chitarrista statunitense sembra incaponirsi su sfoggi di assurde velocità che dicono proprio poco all'ascoltatore e che, anzi, creano un senso di ansia non certo gradito. In fin dei conti non posso che togliermi il cappello dinnanzi alla perizia esecutiva ed alla preparazione del biondo sosia di Timo Kotipelto (fate un salto sul sito www.rustycooley.com e vedrete con i vostri occhi), ma non me la sento di andare oltre una stiracchiata sufficienza nel valutare un disco che, ahimè, finisce per scivolare via tra sbadigli e indifferenza.

Lorenzo Testa
Voto: 6/10
Recensione a cura di Fulvio Bordi

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.