Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:66 min.
Etichetta:Locomotive
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. BORN GAUDI
  2. SONS OF GAUDI
  3. ART TAKES WORD
  4. SISTER SONA
  5. LA PEDRERA
  6. THE ARCHITECT OF GOD
  7. THE GUELL'S DRAGONS PART I
  8. THE GUELL'S DRAGONS PART II
  9. THE GUELL'S DRAGONS PART III
  10. WELCOME TO THE COMMUNITY WTHC
  11. REQUIEM GAUDI

Line up

  • Javier Cespedes: vocals
  • Tony Valles: guitars
  • Santi Leal: guitars
  • Manu Garcia: bass
  • Roger Guardia: drums

Voto medio utenti

Ultimamente la scena spagnola sta crescendo moltissimo, sia in quantità che (fortunatamente) in qualità. Prime movers sono state tutte quelle band iberiche (Avalanch, Mago de Oz et similia) cresciute a pane ed Iron Maiden, poi è venuto il turno di alcune valide proposte hard rock (Airless e Medina Azahara, versione locale degli Scorpions), ora tocca ai Pyramid, già autori di due album "The Immaculate Lie" e "Pyramid" e meglio conosciuti come i Dream Theater delle Ramblas...La loro prova è ambiziosa, tant'è che si cimentano in un concept su uno degli artisti più famosi e rispettati della loro città: il celebre architetto Antonio Gaudì. Si gioca in casa dunque, ma guarda tu il destino è proprio la "rivale" madrilena Locomotive (scherzo ovviamente) a far uscire "Gaudì's Legacy", disco composto di undici brani all'insegna del più tecnico e vorticoso metal progressivo. I pezzi girano tutti su una durata media di cinque-sei minuti e sono quanto di più complesso mi sia capiatato di sentire ultimamente: sezione ritmica sempre in evidenza, infarcita di tempi dispari e stacchi continui, fraseggi incrociati chitarra-tastiere, intermezzi jazzati, mischiati a suoni dal vago sapore psichedelico. Tutto ciò che vi ho brevemente descritto è contenuto, più o meno, in ogni singolo episodio del concept. Particolarmente degne di nota "Sons Of Gaudi", "The Architect Of God" e la suite in tre movimenti "The Guell's Dragons", dedicata allo stupendo parco di Barcellona. A dispetto di una prova eccellente degli strumentisti (davvero da brividi la sezione ritmica di Roger Guardia e Manu Garcia), ho ravvisato nel singer Javier Cespedes il punto debole del gruppo. Raramente le sue vocals sono incisive, e sebbene le parti cantate del disco siano in netta minoranza rispetto a quelle strumentali, le ultime si lasciano preferire di gran lunga...Si capisce senza dubbio che i Pyramid hanno esperienza e masticano molto bene la loro materia (Dream Theater docet!), e l'aver suonato su palchi importanti come il Rock Machina Festival ne è solo la conferma, ma secondo me il disco soffre degli stessi difetti che colpiscono il genere: il troppo abusare di tecnica che finisce per essere un puro esercizio di stile, melodie non irrestibili che fanno fatica a stamparsi in testa e cantanti spesso soffocati dallo spessore degli altri musicisti. Ancora una volta mi trovo a pensare che di "Images and Words" c'è n'è uno solo e finora rimane ineguagliato...
Recensione a cura di Andrea 'Spider' Brunazzo

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