Copertina 9

Info

Anno di uscita:2015
Durata:64 min.
Etichetta:Self-Released

Tracklist

  1. THE CLOSEST I'VE COME
  2. MOB MENTALITY
  3. A DREAM IN STATIC
  4. ENTERING THE LIGHT
  5. SKYLINE
  6. CRATER
  7. THE UNGROUNDING
  8. CONTEMPLATION OF THE BEAUTIFUL

Line up

  • Jamie Van Dyck: guitars
  • Frank Sacramone: keyboards
  • Ben Shanbrom: drums
  • Ryan Griffin: bass

Voto medio utenti

Sapere precisamente quanti dischi escono sul mercato ogni giorno non è facile, ma possiamo immaginare che si tratti di un numero consistente data la facilità con cui oggi, anche tra le mura di casa, è possibile produrre musica e arte in genere. Quello che è certo è che a volte può capitare di "perdere per strada" qualcosa di valido e meritevole e di scoprirlo solo più tardi.

Questa premessa vuole essere una sorta di "mea culpa" perché "A Dream In Static", uscito alla fine del 2015, è davvero una tappa obbligata per ogni fan di progressive metal contemporaneo che si possa considerare tale. Il disco in questione mi sembra "unico" per vari motivi, il primo dei quali è che, di fatto, si tratta di un'autoproduzione (nessuna label l'ha preso in carico ed è il motivo principale per cui "ci era sfuggito") anche se i nomi coinvolti nel progetto, oltre ad essere di provenienza quasi esclusivamente europea, sono personaggi affermati della scena metal internazionale: David Castillo (Ghost Ward Studios), Jens Bogren (Fascination Street Studios), Lajon Witherspoon (Sevendust), Daniel Tompkins (Tesseract), Bjorn Strid (Soilwork), Eric Zirlinger (Face The King). C'è addirittura la Moscow Studio Symphony Orchestra. Ah, dimenticavo, la copertina è di Travis Smith (sono sicuro che non ci sia bisogno di precisare chi è e cosa ha fatto). Date queste premesse, sintetizzando, si potrebbe dire più o meno così: sti-gran-ca!

Ma cosa fanno di preciso questi Earthside? Sarà mica tutto fumo? Il quartetto è in realtà un ensemble strumentale (non c'è un cantante di ruolo) di "cinematic rock" (cit.) che ha la capacità invidiabile di saper dosare sapientemente elementi molto eterogenei (nella migliore tradizione progressiva) affidandosi all'occorrenza a una serie di ospiti per concretizzare al meglio le proprie idee musicali. Questi "elementi" sono il metal (in molte delle sue sfaccettature), l'elettronica più ricercata (che spesso sfocia nel sound-design) e la musica sinfonica (non pensate ai Rhapsody o simili, qui si tratta di tutt'altro). L'ambizione a volte "frega" ma non è il caso del combo di New Haven. Il rischio di proposte così complesse è di esagerare, di non riuscire a fermarsi e osare troppo ma è proprio l'equilibrio l'arma vincente di questo full-length. Mi spiego meglio: non è che perché sono stati coinvolti un'orchestra o dei cantanti in tutte le tracce troviamo l'orchestra e dei cantanti. Tutt'altro. Tutti gli ingredienti sono funzionali alla resa finale del brano ed ecco che a volte l'orchestra c'è e a volte no, a volte qualcuno canta e a volte i brani sono interamente strumentali, a volte il quartetto introduce delle soluzioni più cinematografiche e a volte più metallurgiche, e così via, senza mai rischiare di scadere nella noia. Si tratta di una musica che mi sento di definire "4D", dove la componente "tempo" è determinante nel dare/lasciare il giusto spazio a tutto e a tutti. Non so (e non voglio) segnalare tracce più meritevoli di altre. Fatevi trasportare in questo viaggio di appena 64 minuti, e gustatevelo tutto d'un fiato: vi assicuro che non ne rimarrete delusi.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 mag 2016 alle 07:22

Mi rode, da morire. Un sound SPETTACOLARE (ma sul serio) affossato dall'incapacità totale di sapere scrivere una canzone. Sto combo ha evidenti problemi di songwriting, mi meraviglio che venga valutato così, la cosa mi fa anche un pò tristezza. L'idea che dischi com l'ultimo degli Haken (che, tra l'altro, spero di veder recensito anche qui presto) possano ricevere una valutazione simile a questo e un lettore ignaro se li veda "appaiati" e magari scelga di accaparrarsi gli earthside tra i due mi crea forti scompensi. Marangò, proprio non ci siamo. Ma di che mi meraviglio? Uno che valuta un disco in questo modo una perla come quella degli Haken neanche la comprende probabilmente...

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