Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:52 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. PULL THE CARD
  2. THE WITCH
  3. ABSOLUTION
  4. COUNTING SECONDS
  5. THE MANTRA
  6. SACRED FUTURE
  7. A DARKER FATE
  8. STONEHEART
  9. AFFLICTED
  10. THROUGH AN ORPHANS EYES
  11. SANDS OF TIME

Line up

  • Kieran Brooks: bass
  • Sam Hatt: drums
  • Matthew Robinson: guitars
  • Ash Allen: vocals, guitars

Voto medio utenti

Si chiamano Hellbearer, vengono da Manchester e picchiano come dei dannati!

Il loro secondo album, intitolato Darker Fates, è una violentissima aggressione sonora sbattuta in faccia all’ascoltatore, senza tanti fronzoli, che travolge tutto ciò che incontra lungo il suo cammino, lasciandosi dietro solo fuoco e distruzione.
E, fin qui, tutto bene!
Le chitarre di Mathew Robinson e Ash Allen sono velenose nei soli e abrasive in fase di riffing, la voce dello stesso Ash Allen è acida e, all’occorrenza, cavernosa, mentre il comparto ritmico, affidato a Kieran Brooks (basso) e Sam Hatt, sembra essere posseduto da un demone che lo tormenta, generando brani dall’andatura folle e martellante.
Atmosfere schizofreniche, poco spazio per le aperture melodiche anche se, sporadicamente, riescono timidamente a far breccia (vedasi Counting Seconds, Stonehart, Afflicted o la conclusiva Sands Of Time), e quasi totale assenza di cambi di registro, sotto il profilo compositivo; e qui invece, cominciano i problemi!
Le tracce seguono un canovaccio ben preciso, senza autentiche variazioni degne di nota sul tema portante, privilegiando l'aggressività a tutti costi, talvolta fine a se stessa, a scapito della genuinità; quest’ultimo, è forse il limite maggiore di Darker Fates.
Gli Hellbearer infatti, pur dando vita ad un lavoro decisamente coinvolgente e fomentante, sembrano tuttavia rimanere prigionieri della loro staticità stilistica, vittime di un song-writing eccessivamente monolitico, focalizzato solo ed esclusivamente sulla velocità, sull'impatto e su cervellotici giri di chitarra che, se da un lato permettono di virare saggiamente il sound dei Nostri verso un interessante tech-thrash, dall’altra parte, si rivelano oltremodo prevedibili.
Qualche soluzione compositiva alternativa non avrebbe guastato anzi, avrebbe contribuito a spezzare la linearità di questo album che, come si diceva, in fin dei conti, si fa apprezzare perché i brani funzionano e non mancano delle intuizioni interessanti, che però, potevano (e dovevano) essere sviluppate meglio.

Darker Fates è come un treno che prosegue spedito sui propri binari a velocità supersonica, senza mai rallentare, incurante dei limiti, delle curve, o di qualsiasi altra regola; certamente, si tratta di un viaggio emozionante, dall’elevato tasso adrenalinico, in cui si può anche arrivare a destinazione con largo anticipo sulla tabella di marcia per la gioia dei passeggeri, ma il rischio concreto è quello di sbandare pericolosamente fino a deragliare, specialmente se il tragitto da percorrere è lungo (il disco dura 52 minuti)!
A sto giro, la locomotiva degli Hellbearer riesce a cavarsela ma, per il futuro, occorrerà apportare qualche accorgimento.


Recensione a cura di Ettore Familiari

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