Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2025
Durata:53 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. INFERNA
  2. BLOODHOUND
  3. INSIDE THE WAVES
  4. THE TALES OF WAR
  5. HYDRA
  6. NERVE
  7. DEATH ABOVE LIFE
  8. THE STORM
  9. NEURAL COLLAPSE
  10. THE PATH I WALK

Line up

  • Niklas Karlsson: vocals, guitars, songwriting, lyrics
  • Fredrik Lennartsson: bass
  • Richard Hansson: guitars (lead)
  • Christopher Wallerstedt: drums

Voto medio utenti

Con "Death Above Life", quinto full-lenght, gli Orbit Culture compiono un passo importante: non tanto (o non solo) sul piano musicale, quanto sul piano della visibilità. Il passaggio a Century Media è una dichiarazione d’intenti, un tentativo di uscire dalla nicchia e affermarsi come band di riferimento nel panorama groove-death moderno, nonchè un premio dopo una gavetta durata ben quattro dischi nell'arco di dieci anni, praticamente tutti autoprodotti: tutto questo porta in dote ben CINQUE singoli (su dieci brani totali...una follia se ascoltati prima dell'uscita del disco) lanciati con video su Youtube per quasi 4 milioni di views. Numeri prima impensabili.



Il disco è potente, oscuro e coerente con la traiettoria della band. Tuttavia chi ha amato le sfumature più melodiche di "Nija" (per chi vi scrive il loro apice probabilmente insuperabile) o "Shaman" potrebbe percepire il nuovo lavoro come leggermente più monolitico. La melodia c’è, basti ascoltare l'opener "Inferna" o "The Tales of War" ma è spesso incastonata in strutture più rigide, meno ariose, quasi a voler sacrificare l’emotività sull’altare dell’impatto.

Impatto che, ahimè, è anche la causa del vero tallone d’Achille del disco, ovvero la produzione: troppo compressa, poco dinamica ed a tratti penalizzante per la resa dei riff e delle atmosfere. È un suono che cerca la potenza a tutti i costi, ma finisce per appiattire le sfumature, come al solito. Peccato, perché la scrittura meriterebbe più respiro.



Ma guardiamo tutti i lati positivi: la voce di Karlsson resta il fulcro emotivo del progetto, growl profondi, aperture epiche ed una capacità di modulare l’intensità che dà vita anche ai passaggi più statici. È lui a tenere insieme il tutto, a dare un volto umano alla macchina Orbit Culture, macchina che tuttavia conserva a prescindere peculiarità che emergono sopra la media di un genere che troppo spesso insiste su schemi e logiche che puntano tutto su impatto e riff violenti che dietro lo "schiaffo" aiutato dalla produzione celano ben poca fantasia e creatività.

"Death Above Life" è un disco solido, che conferma la maturità della band ma ne evidenzia anche i limiti produttivi. Non è il loro lavoro più accessibile, né il più melodico, ma è forse quello che li porterà finalmente sotto i riflettori. E se la visibilità sarà accompagnata da una maggiore cura sonora nei prossimi lavori ed una minore monoliticità, allora sì, gli Orbit Culture saranno pronti per il salto definitivo. In ogni caso, una delle realtà estreme più interessanti degli ultimi anni.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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