Copertina 7,5

Info

Demo
Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:27 min.

Tracklist

  1. INTRO
  2. EMPIRE STRIKES FIRST
  3. AREA 51
  4. BLACK INSIDE
  5. ARDENT SIGHTS AND BLAZING TEARS
  6. SHE'S SO BAD
  7. I RAISE MY HANDS

Line up

  • Bob Marotta: guitars
  • Joe Mendoza: bass
  • Luigi Martino: vocals
  • Dave Del Monaco: drums

Voto medio utenti

Può un dischetto dimostrativo pieno zeppo di cliché suscitare considerevole ammirazione piuttosto che biasimo?
Se i suoi autori hanno la forza espressiva, la competenza e la passione “naturale” messa in campo dai partenopei Jackal, la risposta è sicuramente affermativa.
“Black inside” è il secondo demo Cd del quartetto napoletano e laddove migliorano la registrazione, la dinamicità sonora e la veste grafica (anche se si poteva fare qualcosa di meglio in questo campo!), non cambiano affatto i riferimenti stilistici, citati in maniera piuttosto esplicita e tuttavia espressione di un’operazione complessiva talmente priva di artificiosità, da rendere questo six-tracks (più intro) una vera e propria celebrazione del metallo anni ’80, in molte delle sue sfumature principali.
La NWOBHM (i Maiden dell’età d’oro, ma anche la sua versione maggiormente oscura, interpretata da formazioni come Angel Witch e Trespass), i Black Sabbath, i Judas Priest, l’US metal degli eighties e pure un pizzico dei Metallica, rappresentano le vivide rievocazioni di un ascolto parecchio avvincente proprio per la sua spontaneità che nasce presumibilmente da una notevole “consapevolezza” storica e dalla capacità di applicarla alle proprie composizioni senza manierismi, sottraendosi al rischio di cadere nella sterile “caricatura” di un suono così tanto amato e caratterizzato.
Insomma, i Jackal sono assai credibili nel ruolo che si sono scelti di sostenitori di un heavy metal dai connotati “old-fashioned” e, se confrontate con quelle contenute nel precedente “... Like a Jackal”, le loro canzoni si mostrano pure “cresciute” in qualità globale e convinzione.
E’ sufficiente, infatti, sottoporre il proprio apparato uditivo al riff assassino di “Empire strikes first”, alla tenebrosa “minaccia” portata da “Black inside”, all’incredibile coinvolgimento espresso da “She's so bad” o ancora alle cadenze solforose di “I raise my hands”, per convincersi della perizia dei Jackal sia dal punto di vista compositivo sia da quello squisitamente tecnico (c’è qualche piccola incertezza, ma lo standard medio della prestazione è di tutto rispetto!), con il vocalist Luigi Martino che a sprazzi viene “posseduto” da inflessioni vocali Di'Anno docet e si dimostra sempre piuttosto efficace nel compito di primo tramite “comunicativo” del combo campano.
Per apprezzare il lavoro dei Jackal bisogna mettere da parte le questioni filosofiche, evitare di analizzare troppo nel dettaglio le loro citazioni e lasciarsi trascinare dalla loro musica; del sano, “vecchio” e probabilmente intramontabile “metallo pesante”.
Lo fanno suonare proprio come si deve, meritandosi i miei migliori auguri per la caccia ad un contratto discografico e tanti complimenti. Bravi

Contatti: Email: info@jackal.org.uk - Web Site: www.jackal.org.uk
Recensione a cura di Marco Aimasso

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