Copertina 8

Info

Anno di uscita:2023
Durata:0 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. BLACK MIRRORS
  2. DAWN
  3. DEATH OF ICARUS
  4. EMPTY COIL
  5. FACELESS
  6. GODSPELL
  7. HUBRIS
  8. MEDIA GOD
  9. THE ALL SEEING EYE
  10. THE MEANING OF LIFE

Line up

  • Arcélio Sampaio: bass
  • Eduardo Sinatra: drums
  • André Matos: guitars , orchestrations
  • Pedro Faria: vocals
  • Ricardo Ribeiro: guitars

Voto medio utenti

Non vorrei esagerare e correre il rischio di farmi travolgere da facili entusiasmi, dovuti ai primi (comunque assidui) ascolti, ma a me questo disco sembra una piccola bomba!

Loro si chiamano Godiva, arrivano da Vila Nova de Famaliçao (Portogallo) e sono attivi addirittura dal lontano 1999 ma, dopo un EP uscito nel 2007, avevano fatto completamente perdere le proprie tracce, fino al 2018 quando, inaspettatamente dal nulla, lanciarono un singolo e annunciarono il debutto discografico ormai imminente. Ovviamente poi, ci hanno pensato sfighe varie e pandemia a fare il resto, posticipando ulteriormente l’uscita di questo, a dir poco tardivo, esordio.

Hubris è un lavoro di pregevole fattura, avvolto da un fascino tenebroso in cui, atmosfere spettrali ed inquietanti vengono create ad arte da opulenti e curatissime orchestrazioni che fanno da sfondo a composizioni dalla struttura robusta e a chitarre taglienti, ma abbondanti di tecnicismi; il tutto si fonde armonicamente in una miscela di symphonic-melodic death, dal fortissimo retrogusto gotico.

Sin dall’iniziale Black Mirrors infatti, ci si immerge in un mare di emozioni oscure, all'interno delle quali l'ascoltatore si abbandona volentieri, trovandosi sorprendentemente a proprio agio, in un clima agrodolce ed angosciante, cullato dal classico masochismo (più o meno pronunciato) che ogni essere umano custodisce nel suo profondo e da un senso di piacevole malessere interiore; sensazioni che lo accompagnano anche nella successiva Dawn, un vero e proprio caleidoscopio di sonorità e sinfonie che alimentano ansia e malinconia.
L'atmosfera si fa poi particolarmente pesante in corrispondenza di quelle tracce in cui la brutalità prevale nettamente sulla sfera melodica, ovvero in Death Of Icarus, nella title-track o in Media God ma, in realtà, l’aggressività non viene mai assolutamente accantonata, nemmeno laddove è resa più digeribile dalle parti sinfoniche, come nella velenosa Empty Coil, nell’altrettanto maligna Faceless o nella (a tratti) ruffiana Godspell.
I titoli di coda del disco spettano all’accoppiata The All Seeying Eye-The Meaning Of Life che, come la colonna sonora di un film, portando all’estremo la drammaticità musicale, preannuncia la scena finale e l’imminente calata del sipario su una tiratissima opera horror.

Tirando le somme, Hubris è un album veramente maligno, caratterizzato da un clima di tensione crescente, costruito abilmente attraverso perfide melodie, ad opera delle chitarre di Ricardo Ribeiro e Andrè Matos (curiosissimo caso di omonimia con lo storico ed indimenticabile vocalist ex-Angra), ritmiche insane, curate da Arcelio Sampaio (basso) e Eduardo Sinatra (batteria) ed una voce perennemente gutturale ed incisiva, come quella di Pedro Faria.
Certo, qualche immancabile detrattore potrebbe obiettare che i Godiva talvolta eccedano con le orchestrazioni, curate sempre dallo stesso Matos (non poteva essere altrimenti!), eppure queste si dimostrano in ogni momento estremamente indovinate, mai fuori luogo e soprattutto, non compromettono in alcun modo l’incisività dell’impatto sonoro, che rimane sempre in primo piano. Tali parti sinfoniche fungono semplicemente da cornice all'interno della quale è incastonata l’opera musicale, contribuendo cosi ad accrescerne la maligna bellezza ed il pathos.

Insomma, il debutto dei Godiva si sarà pure fatto aspettare in maniera estenuante (24 anni!) ma, considerando la validità del risultato finale, l'attesa è stata ampiamente ripagata!




Recensione a cura di Ettore Familiari

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