Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:42 min.
Etichetta:Iron Shield Records

Tracklist

  1. INTRUDERS
  2. PLANET HATE
  3. BACK TO THE REAL WORLD
  4. PRIEST OF TORMENT
  5. A PLAGUE IS BORN
  6. THE THIRD ATTACK
  7. BEYOND REALITY
  8. MY OWN WORST ENEMY
  9. KING OF KINGS
  10. DESTROYER

Line up

  • Phillip Herbst: vocals
  • Marcel Lehr: guitar
  • Dario Rosenberg: guitar
  • Justus Mahker: bass
  • Andrè Sawade: drums

Voto medio utenti

Con notevole costanza (un album ogni due anni), continua imperterrito il cammino dei Ravager, giunti, appunto, al terzo disco in studio, licenziato la scorsa estate dalla Iron Shield Records.

Autori di un thrash metal fresco e dinamico, i tedeschi entrano di diritto nella folta schiera di operai del genere, quelle band, cioè, che non spiccano certo per originalità o personalità, ma ciononostante, riescono comunque a tirar fuori album degni del nostro interesse. Se, infatti, “The third attack” nulla toglie e nulla aggiunge al panorama thrash metal mondiale, è altrettanto vero che si lascia ascoltare con piacere, questo grazie soprattutto alla capacità compositiva dei nostri che, partendo da solidissime basi speed metal, riescono ad arricchire il proprio sound con ottimi innesti melodici.

Anche se manca quel quid in più che fa la differenza, anche se manca un brano che riesca a spiccare più degli altri, nel complesso l’album merita più di un’attenzione, questo grazie ad un songwriting vario e coinvolgente, e alle capacità tecniche dei nostri, mediamente alte. Certo durante l’ascolto vengono in mente diverse volte i connazionali Tankard, ma bisogna ammettere che di semplice influenza si tratta, certamente non di plagio, in quanto il quintetto di Walsrode riesce a plasmare quanto appreso dalla band di Gerre in qualcosa di abbastanza personale.

I brani sono diretti, potenti e senza fronzoli e si fanno apprezzare in quanto freschi e genuini, fin dall’iniziale “Intruders”, una strumentale, più che un’intro, ma posso citare senza problemi piccole schegge impazzite come “Priest of torment”, la titletrack o “Back to the real world”. Menzione a parte per la conclusiva “Destroyer”, che con i suoi 8 minuti riesce ad essere la summa di tutte le sfaccettature della band e, nonostante la sua lunghezza, non stanca affatto.

Per concludere, “The third attack” è un disco molto valido, onesto, che merita sicuramente almeno qualche ascolto, invece di bollarlo inesorabilmente e preventivamente come l’ennesimo album inutile.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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