Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:38 min.
Etichetta:No Remorse Records

Tracklist

  1. HE WHO SITS UPON THE BLACK THRONE OF ANGMAR / THE MORGUL BLADE
  2. A LAST WALTZ OF GEVAUDAN
  3. IN THE GRIP OF THE DARK LORD
  4. SONS OF THE NIGHT
  5. OAK IN THE MIST
  6. THE FIVE WILL RIDE AT DAWN
  7. THE BEACONS MUST BE LIT!
  8. BLOOD HAS BEEN SPILLED THIS NIGHT
  9. FELL SORCERY ABOUNDS

Line up

  • Will Spectre: drums, synth
  • Jep: guitars, synth
  • Dan JD: vocals, bass
  • Klauf: vocals, guitars, synth

Voto medio utenti

Ecco che gli USA sfornano un four piece tutto dedito alla sacra fiamma del metallo più epico e senza compromessi.
Qui si sentono bagliori del metal che fu, non ci sono trucchi od inganni ma una bella mezz’ora di sano e masculo metallo, quindi tirate fuori gli spadoni o le mutande di peluche dall’armadio dei ricordi.
Questi americani debuttano dopo un discreto ep autoprodotto per la greca No Remorse e devo dire che è un bel sentire; pur non facendo niente di innovativo sanno creare quell’atmosfera genuinamente fiera che un certo tipo di heavy metal deve avere come curriculum.
Si parte con il brano che prende il nome del gruppo, che ha nello scrittore J.R.R. Tolkien un punto di riferimento; preceduto da un’intro strumentale che ricorda certe atmosfere ottantiane, la traccia si fa apprezzare per il tono serrato e per quel piglio roccioso.
A dividersi le vocals sono Dan JD ed il chitarrista Rauf con un dualismo tra screaming e parti più stentoree o alte.
La successiva “A last waltz in Gevaudan”, è ricca di rullate prima di diventare un pezzo cadenzato che ricorda certe cose dei Maiden per il riffing di chitarra.
A spezzare il tutto ci sono anche rallentamenti e accelerazioni con cori puliti, gustosa la conclusione arpeggiata acustica.
Sons of the night”, è un up tempo dove le chitarre incrociano le lame e sono riffing al calor bianco con un bel solo.
Brano di poco più di due minuti ma ricco di atmosfera epica e gagliarda.
Oak in the mist”, è invece un pezzo acustico; la bio chiama in causa i Bathory, ma sinceramente pur essendo apprezzabile, non vedo lo spirito di Quorthon aleggiare ma certe band britanniche del metal più epico e guerriero.
Chiude l’album la titletrack con un’ennesima traccia serrata e ricca di fierezza; le chitarre duellano con riff taglienti e melodie old school.
Un pezzo cadenzato con voci pulite ed una raw che fa capolino ogni tanto, questi ragazzi hanno studiato bene i loro numi tutelari.
In sommativa questo debut è promosso, pur non facendo gridare al miracolo gli americani sanno come si scrive un buon disco di puro epic metal.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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