Copertina 5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:48 min.
Etichetta:Lion Music
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. HYPNOTICA
  2. FOOL IN LOVE
  3. INTO THE LIGHT
  4. YOU'RE ALL THAT I'M LOOKING FOR
  5. SPREAD MY WINGS
  6. BAD, BAD BOY
  7. HERE I AM
  8. I WILL ALWAYS BE THERE
  9. A DIFFERENT SIGN
  10. SHELTER
  11. BACK TO ME
  12. ANOTHER PLACE, ANOTHER TIME

Line up

  • Neil Murray: bass
  • Rolf Munkes: guitars
  • Gerald Kloos: drums
  • Lance King: vocals

Voto medio utenti

Ennesima super band a giungere al debutto discografico in questo scorcio di fine anno, e così dopo i Ring of Fire e i Silent Force accogliamo sulle pagine di metal.it gli Empire. Da non confondersi con l'omonima band anglosassone autrice due anni or sono di uno splendido album per la Escape music, questi Empire provengono dalle vicine lande teutoniche, e ruotano attorno all'estro compositivo del talentuoso Rolf Munkes, ottimo chitarrista d'estrazione jazz passato di recente nelle fila dei compatrioti Vanize, al quale si aggiungono di volta in volta veri e propri assi della scena hard mondiale come Lance King-voce, Don Airey- tastiere, Neil Murrey-basso e il batterista Gerard Kloos, anche se la lista potrebbe pure continuare. Analizzando attentamente questo disco la domanda nasce spontanea, ovvero potrebbe bastare elencare le credenziali degli artisti chiamati in causa in questo progetto per dare un giudizio definitivo ad "Hypnotica"? Risposta: no, anche perché se vi aspettate, com'è giusto che sia, un album eccezionale, state prendendo un granchio, ed anche bello grosso. Si perché molte delle tracce incluse su "Hypnotica", non vanno oltre la mediocrità delle proposte, giuntaci da ogni dove, legate ad un certo hard melodico come quello confezionato dagli Empire in quest'album. Un platter che, ahimè, non riesce a spiccare il volo con un Rolf Munkes al di sotto delle aspettative, il quale dopo aver dato prova sul suo album solista di possedere un'ottima tecnica individuale ed un gusto melodico davvero eccezzionale, floppa clamorosamente su questo disco che, se fosse stato suonato da un'altra band, rischierebbe quasi di passare inosservato. L'hard rock ottantiano proposto dai nostri oltre a lasciarci quell'amaro in bocca del poteva essere e non è stato, risulta anche poco originale e per niente pungente, come un compitino eseguito a dovere e nulla più. Un album discreto di cui si può fare di certo a meno.
Recensione a cura di Beppe 'HM' Diana

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