Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1989
Durata:33 min.
Etichetta:Green Line

Tracklist

  1. ITALIAN GIRL
  2. NATURAL BORN LONER
  3. TAKE MY BLUES AWAY
  4. SEVENTH HEAVEN (RUGGIERO'S THEMES)
  5. BAD ATTITUDE
  6. ONE WAY RIDE
  7. KILL THE KILLER
  8. STEP AHEAD OF TIME
  9. TO BE NUMBER ONE
  10. WARRIORS

Line up

  • Domenico "Mimmo" Prantera: bass
  • Lio Mascheroni: drums
  • Stefano Tessarin: guitars
  • Ruggero Zanolini: keyboards
  • Pino Scotto: vocals

Voto medio utenti

"Game Over" porta i Vanadium alla soglia del successo che conta, con più di 50.000 copie sparse tra gli impianti stereofonici del suolo italico. Numeri che, oggi, sarebbero ovviamente da disco di platino. La Durium accontenta il gruppo milanese, spedendolo in Inghilterra per registrare "Born To Fight" al celebre Ridge Farm Studio, con lo stimatissimo producer Lou Austin dietro al banco della consolle. Il risultato è un album magnifico, con classici di devastante bellezza come "Run Too Fast", "Still Got Time" ed "Easy Way To Love" a deliziare ulteriormente i padiglioni auricolari dei fans. Il 33 giri consolida la posizione prioritaria dei Vanadium nel panorama nazionale, e la succitata "Easy Way To Love" viene addirittura scelta come sigla finale dell'allora popolarissima trasmissione televisiva RAI Discoring.

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Al quintetto meneghino manca giusto quel "quid" mediatico in più per esportare la meritata fama ottenuta in Italia in un contesto europeo. Scelgono allora Jim Faraci per la registrazione di "Corruption Of Innocence", un lavoro che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe permettere a Pino Scotto e compagni di competere con le sensazioni class metal americane del periodo. O almeno di confrontarsi ad armi pari con realtà continentali quali Bonfire, Europe e Pretty Maids. Il risultato è disastroso, e non certo per mancanze in fase di songwriting da parte dei Vanadium, ma a causa di un mixaggio da codice penale, che affossa i cori anziché ergerli ad elemento di forza.
Il fallimento della Durium, praticamente in coincidenza con la pubblicazione dell'album, completa la disfatta, costringendo la band a prendersi un paio di anni di stop per leccarsi le ferite e decidere il da farsi. Spunta nel frattempo una piccola etichetta come la Green Line a rimettere carburante nei serbatoi in riserva del gruppo. È il 1989, anno magico per il melodic rock internazionale, e chi si aspettava un ritorno dei Vanadium alle loro sonorità primigenie, si sbaglia di grosso.

"Seventheaven" suona infatti come il disco che avrebbe dovuto essere "Corruption Of Innocence", letteralmente rovinato dalle incomprensibili scelte professionali del succitato Faraci. Stavolta la produzione di Guy Bidmead è perfetta, rivelandosi il valore aggiunto per un lotto di canzoni già splendide per gusto nella scrittura, classe interpretativa ed incredibile equilibrio armonico. Come dei consumati "AOR Gods", i Vanadium rincarano l'appeal commerciale del disco precedente, sciorinando un trittico iniziale letteralmente straordinario. "Italian Girl", "Natural Born Loner" e la ballad "Take My Blues Away" (scelta come primo singolo) sono un incipit che farebbe gola a chiunque si cimenti in questo tipo di sonorità. Il tastierista Ruggero Zanolini "tradisce" nuovamente Jon Lord a favore di Greg Giuffria, ed il fenomenale Stefano Tessarin smussa i lati più spigolosi dell'illustre passato, per pennellare dosi elettriche che guardano negli occhi i più grandi esponenti del settore. "One Way Ride" è un altro episodio a cinque stelle, con quel refrain saltellante che si lascia memorizzare praticamente in tempo reale, mentre l'unico momento che rimanda all'hard nudo e crudo del passato risulta sicuramente la spedita "Bad Attitude", con la sua ritmica sfrenata solamente stemperate da un chorus ad elevato tasso melodico. La band suona sicura, Pino Scotto canta in modo passionale e pulito, come se passare dall'heavy rock stile Deep Purple all'Adult Oriented Rock sia la cosa più semplice e naturale di questo mondo.

Lo dimostrano la drammatica "Kill The Killer", corredata da un testo anti-caccia che rende ulteriormente onore al gruppo, ma anche le dinamiche corali di "Step Ahead Of Time" e "To Be A Number One", prima che l'epico pathos di "Warrior" faccia calare il sipario su un album scevro della benché minima sbavatura. L'impegno promozionale della Green Line vanificherà il talento dimostrato ancora una volta tra i solchi del disco, ed i Vanadium si prenderanno una pausa di ben sei anni, fino al fugace ritorno di "Nel Cuore Del Caos".

Resta comunque il fatto che, assieme a "Due" degli Elektradrive, "Seventheaven" è il miglior esemplare di class metal/AOR tricolore: sfido chiunque a dimostrare il contrario.

Recensione a cura di Alessandro Ariatti

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