Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:42 min.
Etichetta:Roulette Media Records

Tracklist

  1. CRAWLIN’ IN THE DIRT
  2. ATOMIC
  3. FIRE INSIDE
  4. DARKEST BEFORE THE DAWN
  5. I DON’T NEED ANOTHER HEARTACHE
  6. BLAME IT ON YOUR LOVIN’
  7. THEY ONLY COME OUT AT NIGHT
  8. CHANCE OF A LIFETIME
  9. IF IT’S OVER
  10. FALL TO PIECES

Line up

  • Rob Wylde: vocals
  • Miles Meakin: guitar
  • Shawn Charvette: keyboards
  • Josh Williams: bass
  • Pete Newdeck: drums

Voto medio utenti

Alla ricerca del tempo perduto” … questo potrebbe essere il sottotitolo di “Itch you can’t scratch”, terzo albo dei Midnite City.
Niente paura, non ci addentreremo in complicate analisi della narrativa di Marcel Proust e tale connotazione, molto diffusa peraltro, non comporta nemmeno un’invalidante disapprovazione e vuole semplicemente sottolineare come i nostri esprimano nella loro musica un’impressionante nostalgia per la scena hair-metal statunitense degli anni ottanta, trasformando tale impulso così radicato in una forma credibile ed efficace di “riproduzione”.
Sarà per l’esperienza dei protagonisti (in particolare quella di Rob Wylde con i Tigertailz e del drummer Pete Newdeck non numerose valide formazioni della scena di riferimento), ma in effetti, come anticipato, l’operazione amarcord funziona piuttosto bene, a patto che non si sia infastiditi dalla continua rievocazione di capisaldi del settore del calibro di Bon Jovi, Danger Danger, Motley Crue, Poison e Winger.
Gli anthems si alternano sagacemente ai momenti più meditati e (virilmente) romantici ed ecco che se “Crawlin’ in the dirt” e la sfacciatamente Poison-esca "Atomic” sollecitano la componente viziosa e sfrenata del rock n’ roll, “Fire inside” addolcisce i toni, dimostrando che nel petto di questi licenziosi rockers batte un cuore avido di sentimento.
Darkest before the dawn” e soprattutto “I don’t need another heartache” (provate a resistere al suo ritornello se ci riuscite …) puntano nuovamente su sonorità maggiormente ammiccanti e adescanti, e dopo l’ardore vagamente Aerosmith-iano di “Blame it on your lovin’”, nell’ombrosa ballata “They only come out at night” i Midnite City operano una felice sintesi tra i Def Leppard e l’Alice Cooper di “Trash” e "Hey stoopid".
Si continua con la trascurabile “Chance of a lifetime”, risollevata negli effetti emotivi dalla successiva “If it’s over”, uno slow di marca Bon Jovi abbastanza ben congeniato, e da “Fall to pieces”, che conclude il godibile “viaggio nei ricordi” sfruttando un’altra melodia irretente e sensibile.
Itch you can’t scratch” è un disco capace di far rivivere un’epoca straordinaria per certi suoni e per un determinato modo d’intendere, almeno nell’immaginario collettivo, l’intera esistenza, infarcendola di eccessi, divertimento e spensieratezza … una “illusione” che, magari accantonandone gli aspetti più “distruttivi”, è sempre bello poter vivere, grazie ad un’incisiva e frizzante colonna sonora.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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