Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:44 min.
Etichetta:Fighter Records

Tracklist

  1. GATES OF TIME
  2. FROZEN STAR
  3. DROP THE HAMMER
  4. HALLS OF INSANITY
  5. THE RISING SIGN
  6. R.X.R.O
  7. DON’T WAIT FOR THE WIZARD
  8. BLACK PEAK
  9. MASTERS OF THE SKY
  10. OPHIDIAN THRONE
  11. KEEPERS OF THE FLAME

Line up

  • Rev Taylor: vocals
  • Darin Wall: bass
  • Jesse Berlin: guitars
  • Enrico Mariuzzo: guitars
  • Nate Butler: drums

Voto medio utenti

Sono arrivato a "Keepers of the Flame" al di fuori dei classici canali promozionali, infatti, tutto nasce dall'imbeccata di Leonardo Cammi, grande appassionato e fine conoscitore delle scena Hard&Heavy. Detto fatto, e acquistato direttamente dal mailorder della Fighter Records, l'esordio di questa formazione statunitense mi ha davvero colpito... già, come dicono loro stessi: "Drop The Hammer".

I Greyhawk sono di stanza a Seattle, anche se i due musicisti che li hanno fondati, il chitarrista Jesse Berlin e il bassista Darin Wall, vi sono arrivati rispettivamente da New York e dal Canada. Giusto un paio d'anni di rodaggio e nel 2018 assieme ad Enrico Mariuzzo (da poco uscito del gruppo) alla chitarra, al batterista Nate Butler ed al cantante Revere Taylor, hanno inciso l'EP "Ride Out". La stessa line-up che ha realizzato il qui presente "Keepers of the Flame", rilasciato dalla già citata etichetta spagnola Fighter Records, che ha dimostrato un buon fiuto nell'andare a scoprirli.

Il loro è un Heavy Metal classico e tradizionale che sanno riproporre in modo convincente e soprattutto vario, sfruttando al massimo le singole potenzialità, che si possono cogliere sia nel guitarwork (che svaria dal neoclassico a stilettate dal taglio Eighties) sia nella prova vocale. Li scopriamo, così, passare dallo US Power di Jag Panzer ed Omen ("Frozen Star") a brani più vicini al British Metal dei Grim Reaper o Chateaux ("Drop The Hammer" o "Masters of the Sky") con Taylor abile ad adattarsi ad ogni contesto, con una performance che - grazie al suo cantare su bassi registri e dai toni evocativi - merita tutta la nostra attenzione ("Halls of Insanity" ne è un buon esempio), ma anche in grado di allontanarsi dai canonici sentieri del Metal, come avviene nel caso di una "The Rising Sign", che in alcuni passaggi è più affine alla New Wave che alla N.W.O.B.H.M., restando pur sempre credibile e con ottimi risultati.

Credo che molte delle soluzioni presenti sul disco potrebbero catturare l'attenzione di chi già apprezza gruppi come Visigoth, Crom o Gatekeeper, soprattutto nelle canzoni dal flavour più epico, rappresentate dalle pulsanti e battagliere "Don't Wait for the Wizard" (introdotta da "R.X.R.O.", strumentale che riecheggia le gesta di Yngwie Malmsteen e Paul Gilbert) o "Black Peak", e infine nell'accoppiata finale, dove i Greyhawk danno il meglio di sè, nel pathos di "Ophidian Throne" e nell'anthemica e manowariana titletrack.

Bene, ora tocca a me consigliarne l'ascolto, avvisandovi di non farvi influenzare dal quell'ingenua copertina, che, in effetti, inizialmente aveva fatto storcere il naso anche al sottoscritto.

PS: se lo avessi scoperto prima, avrebbe probabilmente trovato posto nella mia Top Ten 2020.



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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