Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2018
Durata:41 min.
Etichetta:Web Records

Tracklist

  1. PRELUDE: FLAMING HOST
  2. BLACK STELé
  3. INTO THE VEIL
  4. METAL FROM HELL
  5. KING OF TERROR
  6. STRONGEST OF THE NIGHT
  7. STANDING AT DEATH’S DOOR
  8. HELL FIRE
  9. SOULS IN EXILE

Line up

  • Leviathan Thisiren: vocals
  • Patrick Evil: guitars
  • Belial John Phantom: bass
  • D. Lucifer Stele: drums

Voto medio utenti

È doveroso iniziare con un tuffo nel passato. Era il 1977 e a Denver, in Colorado, veniva formarsi in versione embrionale quella che sarebbe stata la band più di culto degli Stati Uniti. I Satan’s Host infatti cominciarono a jammare e buttare giù riff e idee quarantadue anni fa, ma fu solo nel 1986 che il gruppo prese la vera forma, con l’ingresso del cantante Harry “Tyrant” Conklin (aka Leviathan Thisiren), orfano dei Jag Panzer, ultimo vero tassello mancante, fondamentale per raggiungere la pubblicazione nello stesso anno dell’album di debutto “Metal From Hell”.

Il tempo trascorre, i Satan’s Host solcano umili palchi, ma i problemi non si fanno attendere. Un ipotetico secondo album “Midnight Wind” non vede la pubblicazione per problemi legali, Conklin lascia la band, la quale comunque prosegue riaggiornandosi e attingendo da svariatissime influenze (thrash, black, death metal). Svariati gli album, ma nel 2002 il gruppo è costretto a rinunciare all’ennesima pubblicazione, “Legions Of The Fire Age”, questa volta a causa di un impossibile rimpiazzo per il batterista dei tempi, Anthony Chavez, che fu costretto a lasciare per motivi di salute.

È il 2010, e Conklin rientra nella band, e con lui torna la giusta la verve creativa. Tant’è che adesso, finalmente, “Metal From Hell” viene per la prima volta ristampato per il mercato europeo, facendo scoprire questo gruppo in realtà leggendario anche ad un pubblico che non si era neanche posto la domanda della sua esistenza. I Satan’s Host vivono quindi il cosiddetto rilancio, e la loro label ha visto bene di divulgare quella che non fu solo l’opera di debutto, ma anche la seminale testimonianza della loro carriera. Che dire di questo disco? Se si esclude l’inevitabile anacronismo, ci si trova di fronte a uno dei miriadi di gruppi che solcarono l’ondata storica dello speed metal ottantiano, un po’ heavy, un po’ estremo, epicheggiante nei testi, ruvido e anarcoide. Si sente un po’ di tutto: i primi Venom, i primi Running Wild, l’heavy/power statuintense, qualche introspezione alla Manilla Road… insomma, tutto molto piacevole, ma che difetta un po’ troppo in originalità.

Sono trascorsi troppi anni, decisamente troppi, ed è difficile immaginare che un lavoro simile possa competere con le band odierne, se non che viene già totalmente asfaltato dai gruppi storici all’ora contemporanei. La prova della band infatti ha alti e bassi. Conklin non riesce a nascondere qualche stonata, e i pezzi davvero non fanno urlare al miracolo. Di sicuro per i fan dell’heavy metal classico questa è una grande occasione per entrare in contatto con una realtà che comunque vanta un proprio seguito, seppur esiguo, e magari aggiungere alla collezione di heavy/speed ottantiano un tassello di caratura più bassa, ma comunque significativo. Potrebbe essere una sorpresa per i fan più accaniti, ma pare ovvio che i Satan’s Host rientrano più in quella cerchia di band che, anche se hanno visto il loro sogno diventare realtà più di trent’anni fa, furono destinati a soccombere all’avvento di quei grandi gruppi storici che li condannarono all’oblio.

Questo non significa che la qualità venga meno, ma di sicuro “Metal From Hell” non è un capolavoro. Ad ogni modo la band al momento è più attiva che mai, e si spera che la loro etichetta colmi la lacuna delle pubblicazioni nel vecchio continente.
Recensione a cura di Max Firinu

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