Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:42 min.
Etichetta:Cruz del Sur
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ECCLESIA NOVORUM INNOCENTIUM
  2. SEPULCHRE
  3. ORPHANS OF DOOM
  4. MILLENIALISM
  5. LEGIONS OF THE ORIFLAMME
  6. THE ELUSIVE MIRACLE
  7. HEINOUS CORPUS
  8. JUDAS SHIPS
  9. SLAVES

Line up

  • Mark Hoffmann: vocals, guitars
  • Nate Perry: guitars, vocals
  • Darren Amaya: bass
  • Greg Spalding: drums

Voto medio utenti

La nostrana Cruz del Sur, nelle sue strane peregrinazioni musicali, stavolta va a pescare nientemeno che a Chicago, Illinois, e dalla splendida città americana tira fuori quattro musicisti esaltati, esagitati, esauriti, che rispondono al nome di Bible of the Devil. Già a leggere il monicker, i proclami di “crociate musicali”, “missione elettrica”, “squadra di assalto metal” ed altre amene definizioni nel website, si alza più di un sopracciglio: questi quattro signori sembrano andare a braccetto con DeMaio e compagnia bella, quanto a spavalderia e sbruffoneria. Ma è accendendo lo stereo che l’affare si complica: i Bible of the Devil suonano sporco, grezzo, un mix incosciente tra Motorhead, i primissimi Maiden, i primissimi Judas Priest, insomma uno speed rock sporco, sporco, sporco che neanche col Dash. Aggiungici ancora, a mò di tocco finale, tutta una serie di riferimenti religiosi, ma riferiti alla musica, e la frittata è fatta. Qualcuno direbbe ridicoli, qualcun altro li esalterebbe per “l’operazione encomiabile di recupero di certe sonorità ed atmosfere ormai relegate all’oblio da una cultura musicale sempre più massificata e stereotipata”…. Io vi dico, amici ed amiche, che pezzi come “Sepulchre”, “Legions of the Orifiamme”, “The Elusive Miracle” sono cattivi e sporchi, con riff graffianti ma con una generale pochezza agli strumenti ed in fase compositiva che lascia un po’ interdetti. Accetto volentieri e con più di un sorriso la proposta baraccona e spaccona dei Bible of the Devil, ma di questo “The Diabolic Procession”, a parte l’operazione nostalgia, me ne faccio pochino.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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