Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:43 min.
Etichetta:Sentinel

Tracklist

  1. ON THE OUTSIDE
  2. STORM WARNING
  3. ETHEREAL JOURNEY
  4. PRISONER OF TIME
  5. INSTRUMENTAL
  6. UNSTOPPABLE MOTION
  7. DAYDREAMS IN DYSTOPIA

Line up

  • Peter Dunne: vocals
  • Niall Cooney: bass
  • Noel Maher: guitars
  • Johnny Kerr: drums

Voto medio utenti

Gli irlandesi Scavenger, dopo alcuni anni d'attività nell'undeground ed un autointitolato demo CD (uscito all'inizio del 2002), arrivano all'esordio discografico grazie alla Sentinel Records, giovane ed intraprendente etichetta irlandese. I risultati ottenuti con "Madness to our Method" sono sicuramente onesti, ma non si può certo dire di trovarsi di fronte ad un album in grado di scuotere la scena metal. Sicuramente, come loro stessi si premurano di affermare, saranno anche animati da un impulso thrash, ma gli Scavenger sembrano frenati, non so se per l'inesperienza o più per il desiderio di provare a svariare dai canoni consueti del genere. Non li agevola sicuramente la scelta di privilegiare brani mediamente lunghi (7 canzoni per 43 minuti), anche se ben articolati su un Heavy Metal piuttosto classico, dall'andamento cadenzato e doom, con brusche accelerazioni ritmiche che giustificano il loro richiamarsi al Thrash. La voce di Peter Dunne ricorda nell'impostazione Dave Mustaine e "Peavey" Wagner, ovviamente quello del periodo in cui i Rage erano ancora "sporchi e grezzi". Buoni presupposti, tuttavia su "Madness to our Method" la sua prestazione è uno degli aspetti che meno convincono. I limiti dell'album emergono però non solo con la prova di Dunne, gli si affianca anche una produzione (curata dall'ex Cradle Of Filth, Stuart Anstis) poco brillante e mai aggressiva al punto giusto. La partenza è più che positiva con "On the Outside", dal lungo preludio strumentale (stile Metallica), che acquista consistenza su una ritmica massiccia e con un ottimo guitarwork, peccato che Dunne sia troppo propenso nell'inquadrare la propria voce su bassi registri, risultando monocorde. Segue "Storm Warning" che parte invece subito a testa bassa, molto più martellante e senza tanti cambi di tempo quanto l'opener, inoltre gli Scavenger azzeccano nuovamente il riff giusto. Ulteriori variazioni sul tema con "Ethereal Journey", dove prevale l'aspetto melodico, e con "Prisoner of Time", dai toni più epici che seguono i primi passaggi doom. Dopo la breve e malinconica "Instrumental", sono proprio le atmosfere doomeggianti a venire riprese sulla riuscita "Unstoppable Motion". Peccato per un cantato ancora non all'altezza, troppo sforzato ed impersonale. Stesso discorso per la conclusiva "Daydreams In Dystopia", dove in una situazione pur sempre heavy viene fuori la vena progressive del gruppo, con l'accento ai diversi cambi di tempo.
Buone quindi le intenzioni ed alcune delle idee messe in atto da questa band irlandese, che si è resa autore di un discreto esordio. Un album che tende a migliorare con gli ascolti.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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