Magick Touch - Heads Have Got to Rock’n’Roll

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Edged Circle Productions

Tracklist

  1. (THIS ISN’T) YOUR FIRST RODEO
  2. WATCHMAN’S REQUIEM
  3. TO THE LIMIT
  4. LOVE IS A HEART DISEASE
  5. READY FOR THE QUAKE
  6. BAD DECISIONS
  7. PHANTOM FRIEND
  8. WAITING FOR THE PARASITES
  9. DAGGERS DANCE
  10. DOOMSDAY I’M IN LOVE

Line up

  • HK Rein: guitar, vocals
  • Christer Ottesen: bass, vocals
  • Bard Nordvik: drums, vocals

Voto medio utenti

Avevo lasciato i Magick Touch ai tempi del loro promettente e un po’ sfocato esordio, mentre era toccato all’esimio “collega” Ermo valutare il secondo albo come l’espressione di una formazione di valore, ma leggermente derivativa.
Ora, alla luce di quanto ascoltato in questo “Heads have got to rock’n’roll”, emerge abbastanza netta l’impressione di un gruppo cresciuto in convinzione e lucidità, che non nasconde per nulla la sua grande passione per i “classici” (Thin Lizzy, Budgie e Kiss, in particolare), trattati con devozione e sensibilità, grazie ad una cultura specifica non semplicistica.
Ne scaturiscono quarantatré minuti di musica in cui, sebbene non sia difficile individuare brandelli dei numi tutelari del trio nordico, la vocazione a certi suoni appare genuina e lontana dalla “posa”, libera di esprimersi attraverso l’indispensabile copiosa dose di feeling.
Aperto dalle adrenaliniche scosse metalliche (Thin Lizzy meets Saxon) di “(This isn’t) your first rodeo”, il programma avvolge l’astante nelle spire coriacee e liquide di “Watchman’s requiem” per poi piazzare con “To the limit” un autentico inno all’irresistibile “purezza” del Rock n’ Roll, di fronte al quale anche l’appassionato più esigente non può far altro che capitolare.
Love is a heart disease” appare come una mistura acida di AC/DC e Kiss (quelli con Gene Simmons al microfono ...), “Ready for the quake” si spinge con immutata qualità fino ai suadenti territori hard-blues, mentre in “Bad decisions” i Magick Touch concentrano tutta la loro sentita ammirazione per Phil Lynott, un artista davvero straordinario e seminale, mai troppo celebrato.
Phantom friend”, con le sue atmosfere crepuscolari e cangianti (vagamente alla Alice In Chains), offre un’altra sfumatura dell’approccio alla materia dei norvegesi, che con “Waiting for the parasites” e “Daggers dance” riprendono a sfruttare con efficacia l’immarcescibile lezione Kiss-iana e in “Doomsday I’m in love” finiscono per aggiungere i Black Sabbath alla rigogliosa congrega dei loro “buoni maestri”.
In una scena contemporanea in cui “inventare” qualcosa è davvero arduo, i Magick Touch riescono in un’impresa impraticabile per i tanti abulici plagiari che la infestano … resuscitare, per merito di un felice “tocco magico”, i migliori cliché del genere (tra i quali, però, non c’è sicuramente la dozzinale copertina del disco …) e restituirceli con innata vitalità ed energia … ben fatto.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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