ZZ Top - Raw ('That Little Ol' Band From Texas' Original Soundtrack)

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:46 min.
Etichetta:Skelter Records / BMG

Tracklist

  1. BROWN SUGAR
  2. JUST GOT PAID
  3. HEARD IT ON THE X
  4. LA GRANGE
  5. TUSH
  6. THUNDERBIRD
  7. I'M BAD, I'M NATIONWIDE
  8. LEGS
  9. GIMME ALL YOUR LOVIN
  10. BLUE JEANS BLUES
  11. CERTIFIED BLUES
  12. TUBE SNAKE BOOGIE

Line up

  • Billy Gibbons: guitar, vocals
  • Dusty Hill: bass, vocals
  • Frank Beard: drums

Voto medio utenti

Gli ZZTop sono sicuramente da inserire nella schiera dei "giganti del rock", capaci di costruire una immensa carriera iniziata a Houston nel 1969 e proseguita attraverso una trentina di album (quindici in studio, più live e antologie assortite), cinquanta milioni di dischi venduti, una quantità di hits immortali e l'inserimento nella Rock and Roll Hall of Fame. Formazione mai mutata attraverso i decenni: la coppia Billy Gibbons e Dusty Hill (chitarra e basso, entrambi cantanti), con le loro lunghe barbe ed il cappello da cowboy che hanno creato un look inconfondibile, ed il sobrio ma fondamentale drummer Frank Beard (nonostante il cognome, l'unico non-barbuto). Sempre loro tre, uniti e saldi come rocce, impassibili ed incrollabili attraverso mode e tendenze che si sono susseguite dai '70 ad oggi.
Il loro stile musicale è per me qualcosa di unico: rockblues che affonda le sue radici nel pionieristico "delta blues" del Mississippi (anni '20/'30 dello scorso secolo), innervato da forti dosi di hard rock, qualche cenno di psichedelia (specie nei primi lavori), ma soprattutto da una micidiale abilità nel passare scioltamente da brani rocciosi ed accattivanti ad incantevoli trip notturni e fumosi, dove la componente southern/alcolica diventa un segno distintivo ed inimitabile. Li amo fin da ragazzino, conquistato da capolavori come "Fandango" e "Rio Grande mud", perchè hanno sempre fatto vibrare il mio animo da rocker settantiano anche quando hanno inserito sfumature più easy-listening americane (vedi "Eliminator" o "Antenna"). Gruppo straordinario nella sua essenzialità rock sempre ispirata e di grande coinvolgimento.
Purtroppo, come molti sapranno, il mitico Dusty Hill ci ha recentemente lasciato (28 luglio 2021) creando un vuoto difficilmente colmabile. Anche se la band ha lasciato intendere di voler proseguire il proprio cammino, l'alchimia leggendaria durata mezzo secolo è di fatto terminata.
Questa nuova uscita rappresenta dunque una sorta di omaggio alla storia degli ZZTop nonchè l'ultima performance del "magic-trio" nella sua line-up originale, visto che in effetti è la colonna sonora di un documentario Netflix dedicato alla band texana ("That little ol' band from Texas"). Per l'occasione il trio si è riunito nella "Gruene Hall", la più antica sala da ballo del loro stato, impegnandosi a reinterpretare live (ma senza pubblico, in una dimensione intima) i loro successi più famosi.
Il disco ha un sound volutamente "raw", istintivo, viscerale, quasi a voler rievocare quello degli storici esordi. Dentro c'è tutto quello che il terzetto ha rappresentato nell'intera carriera: il boogie caldo e sudato da sbronza alcolica ("Just got paid", "I'm mad, I'm nationwide", la micidiale "Tush"), il rock energico ed immediato da Top Ten a stelle e striscie ("Heard it on the X", "Legs"), i superclassici immortali che li hanno resi vere star ("La Grange", "Gimme all your lovin") ed inevitabilmente i bluesacci intensi ed emozionali come una notte stellata nella vastità texana: dai vetusti "Brown sugar" e "Certified blues" (dal primo album, 1971) allo straordinario e malinconico "Blue jeans blues", a mio parere una delle canzoni rockblues più belle e struggenti della storia musicale.
Ciò che stupisce è che tutto viene eseguito con una grinta sanguigna ed una genuina passione da giovanotti in ascesa, facendo dimenticare che invece si tratta di inossidabili musicisti ultrasettantenni. Tutto preciso come un orologio svizzero: dagli assoli cristallini di Gibbons alle vocals da saloon, dal basso potente di Hill al drumming asciutto di Beard. Lo spirito degli ZZTop in tutta la sua bellezza decennale.

Pare che la band abbia già optato per l'ingresso di Elwood Francis al basso, fatto certamente positivo perchè un mondo senza ZZTop è un mondo più povero e triste. La loro musica, calda e trascinante, è un patrimonio comune a tutti gli amanti del rock. Magari non sarà esattamente la stessa cosa, ma formazioni di questo livello vorremmo poterle seguire in eterno.

Un live che è la miglior testimonianza dell'immenso valore e grandezza della formazione statunitense.

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