Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:81 min.
Etichetta:Sonic Age Records

Tracklist

  1. THE DREAM GOES ON
  2. CAT AND MOUSE
  3. FAR SIDE OF THE SUN
  4. STREET JAMMER
  5. CENTURIAN WAR GAMES
  6. THE EMPIRE
  7. ENTER THE WARRIOR
  8. DEFENDER
  9. QUEEN OF THE BLACK COAST
  10. METAL
  11. OUT OF CONTROL WITH ROCK 'N' ROLL
  12. CAGE OF MIRRORS
  13. FAR SIDE OF THE SUN

Line up

  • Mark Shelton: vocals, guitars
  • Scott Park: bass
  • Rick Fisher: drums

Voto medio utenti

Lodevole iniziativa quella messa in atto dalla label greca Sonic Age (per la sua divisione denominata non a caso Cult Metal Classics), che con questa ristampa in prezioso doppio digipack, consente a tutti gli appassionati di epic metal statunitense di riscoprire i primi due Lp degli “eroici” Manilla Road, veri capisaldi del genere.
I platters in questione erano, fino ad oggi, pressoché introvabili, sia nella loro stampa originale (su Roadster Records) sia nell’edizione bootleg licenziata (con pessimi risultati, a quanto sembra) negli anni novanta dalla controversa Reborn Classics. L’etichetta ellenica svolge un vero e proprio recupero storico, con approccio attento e competente, sia dal punto di vista dell’artwork, sia e soprattutto da quello prettamente sonoro, con una rimasterizzazione che ripulisce i suoni, senza perdere il feeling e il calore della registrazione su vinile (a dire la verità gli esiti sono migliori in “Metal” che non in “Invasion”, dove risultano, in ogni caso, più che discreti).
Dallo scrigno del tempo ecco quindi emergere “Invasion” del 1980 e “Metal” del 1982, così importanti per comprendere ancor meglio l’evoluzione della band di Wichita e propedeutici alla realizzazione di quello che è universalmente riconosciuto come l'autentico masterpiece dei Manilla Road, quel “Crystal logic” (‘83) anch’esso qualche tempo fa oggetto di riedizione su Cd da parte della teutonica Iron Glory (loro attuale casa discografica).
Ad essere sincero, benché consideri l’appena citato 3° Lp un vero capolavoro, sono maggiormente legato al successivo “Open the gates” dell’85, con la splendida copertina disegnata da Eric Larnoy e vera e propria summa del loro stile epico ed originale, dominato dalla chitarra e dalla voce così peculiare di Mark Shelton, senza dimenticare l’altrettanto significativo “The deluge” del 1986 (entrambi i lavori sono anch’essi disponibili in Cd, il primo su Dragonheart, il secondo su Underground Symphony).
Tornando al soggetto di questa recensione, bisogna dire che la musica che Shelton, il bassista Scott Park e il drummer Rick Fisher (che sarà sostituito dal più preparato ed estroso Randy “Thrasher” Foxe, a partire proprio da “Open the gates”) proponevano ai loro esordi era abbastanza distante dall’epic metal oscuro ed “arcano” che i nostri ci regaleranno in seguito e che risulterà così importante e seminale per lo sviluppo di questi stilemi ed in grado d’incarnare la loro vera “essenza”, garantendo ai Manilla Road di essere inseriti a pieno titolo, per analoghe affinità elettive, nell’Olimpo del metallo epico americano, accanto a Manowar, Cirith Ungol e Warlord.
In “Invasion”, soprattutto, il sound è ancora molto legato al rock di matrice “settantiana” con influssi di psichedelia (“Cat and mouse”, l’acustica “Centurian war games”), evidenziando anche scorie di blues (“Street jammer”) e “space-rock” (“Far side of the sun”), mettendo in mostra lunghe jam sessions strumentali (dove la chitarra è assoluta protagonista), con la nasale vocalità di Shelton ancora leggermente poco potente, ma sempre molto appassionata e già dalle caratteristiche timbriche così uniche.
Ascoltando attentamente i riffs di “The dream goes on” o i tredici minuti di “The empire” e, in generale, alcune soluzioni musicali scelte per i brani, è possibile, comunque, intravedere le fondamenta sulle quali verrà edificato il futuro della band.
Se tali aspetti sono appena accennati in “Invasion”, è nel successivo “Metal” che le sonorità che verranno, cominciano ad essere meglio delineate e il classico “Manilla Road sound”, con le sue atmosfere antiche, impregnate di magia ancestrale comincia a prendere una forma più compiuta, seppur ancora in uno stadio embrionale e “acerbo”, grazie a brani come “Enter the warrior”, dall’andamento ritmico incalzante, con l’ugola di Shelton più simile a quella che siamo abituati a conoscere e un ottimo guitar work, alla splendida melodia dell’evocativa title-track, a “Cage of mirrors” che fonde interpretazioni vocali drammatiche ad esplosioni contrassegnate da potenti colate chitarristiche, per una traccia veramente riuscita.
Accanto a questi brani non sfigurano la particolare “Defender” (a quanto pare dedicata al video game famoso negli anni ’80), l’attraente “Queen of the black coast” (ispirata alla saga di Conan) e la piacevole “Out of control with rock 'n’ roll” più legate alle radici di rock tradizionale, insieme ad una rilettura maggiormente diretta di “Far side of the sun”, già presente sull’album precedente, ma spogliata dal flavour vagamente “alla Hawkwind” che rivestiva quella versione.
Re-issue di valore, quindi, sia per il significato prettamente storico che per quello squisitamente artistico, rilevante, come già detto, soprattutto alla luce di quello che i Manilla Road rappresentano per tutti i fedeli fans dell’epic metal.
I collezionisti meno irriducibili potranno, inoltre, finalmente riempire quello spazio nel loro archivio di dischi che per troppo tempo è rimasto vuoto, mentre credo, che nemmeno questa ristampa possa interrompere la ricerca dei “vinyl junkies” più sfegatati.
Non credo siano necessari ulteriori complimenti ai Manilla Road (di recente ritornati on the road, con una line-up, a parte il fondamentale Mark, per il resto completamente rivoluzionata) mentre sono assolutamente dovuti alla Cult Metal Classics e a tutti coloro che vorranno (ri)scoprire questa formazione, cominciando magari proprio dai primi passi del loro glorioso cammino.
May the lords of light be with you!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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