Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:47 min.
Etichetta:Aural Music

Tracklist

  1. THE FAMINE YEARS
  2. IRON MOUTH
  3. WAVES OF DISCOMFORT
  4. UNFAIR JUDGEMENT
  5. MASTER ABUSER
  6. MODERN MAN
  7. TIDES OF THE MOURNING

Line up

  • Burdo: vocals, guitar
  • Gale: guitar
  • Andrea: bass
  • Momo: synth
  • Allo: drums

Voto medio utenti

Terzo album per i Void of Sleep, band di Ravenna, che segue i ben accolti "Tales between reality and madness" (2013) e "New world order" (2015) tutti usciti per Aural Music. Uno stile complesso, poco etichettabile, che elabora suggestioni post-metal, sludge, progressive e psichedeliche. Brani mutevoli e cangianti, costantemente alla ricerca di ritmiche ed atmosfere diverse e stimolanti. C'è evidentemente una sensibile cura per la composizione, per il songwriting articolato e fluido, mai statico o ripiegato su se stesso. Si colgono richiami a Mastodon, Intronaut, ASG, Abrahma, per la buona capacità di coniugare aspetti vocali melodici e nostalgici con strutture strumentali sempre incalzanti e robustamente metalliche. L'atmosfera generale dell'album presenta una sottile vibrazione psichedelica e onirica, che rende il tutto abbastanza stimolante per orientamenti stilistici diversificati.
Se escludiamo l'intro acustica "The famine years", il disco è composto da sei brani medio-lunghi, molto elaborati, che alternano passaggi alternative-metal rocciosi ed evocativi, dall'ottimo groove, a momenti rilassati e psyco-progressivi raffinati ed onirici, segnati dalla voce pulita e malinconica di Burdo. In questo senso, "Iron mouth" e "Tides of the mourning" sono i brani che meglio rappresentano l'eleganza e la freschezza di certe soluzioni strumentali adottate dalla formazione romagnola. Un fluire stilistico intenso e caleidoscopico, che ricorda molto le moderne correnti statunitensi del rock underground. Esplosioni heavy rocciose che lasciano spazio ad ariose e morbide parentesi prog-atmosferiche, sempre raffinate e curate nei dettagli.
Ancora più ricercata e post-metal "Unfair judgements", percorso liquido ed intimista che ricorda formazioni di nicchia come Khemmis o Mars Red Sky, mentre "Master abuser" esalta l'indole più grezza ed aggressiva della formazione nostrana. Un episodio molto vicino allo stile dei Mastodon.
Le strutture strumentali sono di buona qualità, così come la composizione delle canzoni. Idee non originalissime, ma di buona fattura, come testimonia anche "Modern man", altro pezzo complesso e pieno di richiami psichedelico-progressivi.
Un buon lavoro, interessante e ben realizzato. Ci sono spazi di miglioramento, ma il livello attuale è già medio-alto. Molta varietà di schemi e valida sensibilità melodica. Band da tenere in considerazione.

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