XYZ - Forbidden Demos 1985/1991

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:73 min.
Etichetta:NL
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. CAN'T GET OVER YOU (1990 - PREVIOUSLY UNRELEASED)
  2. INSIDE OUT (DEMO - 1988)
  3. HIGH LIFE (WITH MARC DIGLIO - 1988)
  4. FOLLOW THE NIGHT (LIVE - 1988)
  5. YOU GOT ME WRONG (LIVE - 1988)
  6. AFTER THE RAIN (DEMO - 1987)
  7. SOUVENIRS (DEMO WITH MARC DIGLIO - 1988)
  8. MADE FOR LOVE (1986)
  9. IT COULD BE YOU (1986)
  10. SEVENTEEN (1986)
  11. JUST A FRIEND (1985)
  12. LONELY WITHOUT YOU (WITH MARC DIGLIO)
  13. MISSIN YOU (WITH MARC DIGLIO)
  14. RAINY DAYS (WITH BOBBY PIEPER)
  15. LONELY WITHOUT YOU (WITH BOBBY PIEPER)
  16. NEVER TOO LATE (WITH BOBBY PIEPER)
  17. SOUVENIRS (WITH BOBBY PIEPER)
  18. HIGH LIFE (WITH BOBBY PIEPER)

Line up

  • Terry Ilous: vocals
  • Marc Diglio: guitars
  • Bobby Pieper: guitars
  • Pat Fontaine: bass
  • Paul Monroe, Jo Pafumi: drums
  • Jamie Lewis: keyboards

Voto medio utenti

Non ho mai accordato agli XYZ un grande credito “artistico”, etichettandoli, dopo un ascolto probabilmente troppo “frettoloso”, come degli sterili plagiari della scena class metal californiana, con i Dokken a rappresentare un fin troppo agevole ed eccessivamente evidente riferimento ispirativo (ricordiamo, inoltre, a suffragio di tale impressione, la scelta di affidare al mitico Don la produzione del loro albo d’esordio).
Fortunatamente, però, c’è Eutk che mi consente (e mi “impone”, “obbligandomi” ad ascolti a cui difficilmente mi sottoporrei, vista anche l’abbondanza dell’offerta, con la sola sollecitazione “ricreativa” …), all’occorrenza, di cambiare opinione e di diffondere questi mutati punti di vista facendoli divenire una sorta di “pubblica ammenda”.
Intendiamoci, non è che gli XYZ siano diventati improvvisamente degli incredibili fenomeni musicali, da portare ad esempio come fulgido modello d’originalità, ma bisogna ammettere che quell’aridità ravvisata a livello superficiale, non è invece confermata dall’analisi attenta di questo lavoro, che svela, oltre all’approccio classy, anche importanti e competenti citazioni di “autoctono” hard rock, con relativa componente blues, ed evidenzia al contempo alcune solide rimembranze di tipico street metal statunitense (o se preferite “hair metal”, benché personalmente abbia sempre amato poco tale definizione).
L’occasione per tale rivalutazione nasce dal risultato di una ricerca attuata dal singer del gruppo Terry Ilous nei suoi archivi personali, il quale diventa quasi “magicamente” (ma non si possono nemmeno troppo biasimare quelle bands che, dedite a questo tipo di musica nel “passato”, cercano di sfruttare, in qualche modo, l’odierno ridestato interesse nei confronti dei suoni “anni ‘80”, per parecchio tempo praticamente banditi dal business discografico!) un bel Cd a valenza “storica”, con tracce inedite o comunque versioni alternative di canzoni già note.
Ne scaturisce un disco assai godibile, pieno di melodie traenti, di grinta, di ballate ad elevato coefficiente romantico (piuttosto prevedibili, ma anche sempre “d’effetto”) e di tastiere discrete e adeguatamente ruffiane, il tutto pilotato dall’eccellente vocalità del cantante d’origine francese Ilous, che mescola con abilità intensità ed estensione, manifestando intriganti riverberi di Robert Plant, David Coverdale, Klaus Meine e Axl Rose.
I chitarristi Marc Diglio e Bobby Pieper (secondo le line-up) perfezionano con talento, riffs radenti e squisito gusto estetico, il gran lavoro di “adescamento” svolto dal loro vocalist, regalandoci collettivamente diciotto brani veramente ad altissimo (e alquanto inatteso, come affermato in precedenza) livello di soddisfazione e coinvolgimento, senza sostanziali cedimenti creativi o di tensione, all’interno di una selezione talmente avvincente ed accurata da rendere in realtà pressoché impossibile una qualunque eventuale esclusione per demerito.
Sono sicuro che saranno in molti ad essere conquistati da questo platter: i “die hard” fans del gruppo, che scopriranno qualche chicca tra i suoi solchi; coloro che hanno magari scoperto queste sonorità in tempi recenti e potranno aggiungere un altro tassello al loro percorso formativo e poi chi altro? Ah, già … dimenticavo, tutti quelli che come il sottoscritto si erano fermati un po’ troppo alle apparenze e così facendo avevano sottovalutato la situazione … Beh, tenuto conto di quanto mi piace “Forbidden demos”, è una di quelle volte in cui l’ammissione di un errore non è affatto sofferta!
La caccia ai vecchi lavori, per quanto mi riguarda, è ufficialmente aperta e speriamo che la “pericolosa” apertura di questo scrigno (vedasi la cover del disco) possa fungere da preludio ad un ritorno con pezzi completamente “nuovi” … se accadrà, Vi assicuro che potrà contare, questa volta, su tutta la mia attenzione!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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