Copertina 7

Info

Anno di uscita:2009
Durata:44 min.
Etichetta:Hassle Records

Tracklist

  1. ALL THE WORLS IS MAD
  2. THE WEIGHT
  3. CIRCLES
  4. DOUBLESPEAK
  5. IN EXILE
  6. AT THE LAST
  7. WOOD & WIRE
  8. TALKING THROUGH GLASS
  9. THE GREAT EXCHANGE
  10. BEGGARS

Line up

  • Dustin Kensrue: vocals, guitar
  • Teppei Teranishi: guitar, keyboards, backing vocals
  • Eddie Breckenridge: bass, backing vocals
  • Riley Breckenridge: drums, percussion

Voto medio utenti

Complesso. È questo il primo aggettivo che mi viene in mente per definire il settimo album da studio dei Thrice, band proveniente dalle fredde terre del Maine, nel nordest degli Stati Uniti. Andando a spulciare qua e là nei trascorsi del gruppo, appare subito chiaro che la direzione intrapresa da Beggars ha poco a che vedere con quanto prodotto finora: siamo infatti di fronte a un disco maturo e intimo, che plasma a proprio piacimento un rock moderno e accattivante.

Tutto è chiaro fin dall’opener, All The World Is Mad, che catapulta l’ascoltatore in un universo sonoro dove nulla è scontato. La track successiva non fa altro che confermare la prima impressione, grazie alle sue melodie urlate e sofferenti, mentre con Circles il ritmo rallenta per mostrare il volto più riflessivo dei Thrice. Doublespeak si sviluppa invece su una ritmica saltellante, con continue accelerazioni. La successiva In Exile, insieme a The Great Exchange, rappresentano gli unici veri passi falsi dell’intero lavoro, mentre At The Last torna ad alternare momenti quasi punk e pregevoli trip sonori. Atmosfere cupe e tormentate per la ballad Wood & Wire, che introduce al pezzo più arrabbiato di tutto il disco, Talking Through Glass, che evoca passaggi di zeppeliniana memoria grazie al lavoro della sezione ritmica. L’album si chiude con la title-track Beggars, ballad che si arricchisce di suoni e colori a poco a poco, fino a sfociare in un finale psichedelico.

Un disco di classe, che necessita di diversi ascolti e può essere apprezzato solo da chi è in grado di aprire la mente alla sperimentazioni sonore, senza farsi condizionare da primitive distinzioni di genere.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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