Copertina 5,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2019
Durata:64 min.
Etichetta:Massacre Records

Tracklist

  1. RELENTLESS RESISTANCE
  2. HEROES
  3. INSURRECTION OF TECHNOLOGY
  4. WORSHIP THE WARSHIP
  5. ABANDON CYBERSPACE
  6. DAS ERBE DER WELT
  7. SUPER NEW WORLD
  8. VERTIGO
  9. GO FOR THE KILL
  10. MY DARKNESS
  11. FROZEN SEA
  12. THE RAVEN

Line up

  • Debora Lavagnolo : vocals
  • Pascal Töngi: guitars
  • Angelo Salerno : bass
  • Tobias Brutschi: drums
  • Tom Hiebaum: keyboards

Voto medio utenti

Sarò sincero, il loro esordio discografico intitolato “Race Against Time” risalente al 2016, non mi aveva affatto convinto, perciò quando mi sono avvicinato a questo nuovo disco degli svizzeri “Deep Sun”, dall’insolito titolo in tedesco “Das Erbe Der Welt” (il cui significato dovrebbe essere qualcosa del tipo “L’eredità del mondo”), il mio scetticismo aveva toccato vette quasi mai raggiunte, ed è stato difficile, nel momento in cui ho premuto il tasto “play”, accantonare tutti i miei pregiudizi nei confronti di questi, tutto sommato simpatici, ragazzi elvetici, il cui impegno in fase di song-writing e la cui passione musicale traspare in ogni singola nota e non mi permetto assolutamente di mettere in discussione.
Purtroppo però, mi duole ammetterlo, ma questo secondo capitolo della discografia dei rossocrociati, ha confermato in pieno tutte le mie perplessità: anzitutto la voce di Debora Lavagnolo, magnifica sia chiaro, ed autentico marchio di fabbrica del gruppo, grazie al suo timbro da soprano di cantante lirica, dotata di una grande estensione e notevole tecnica, che tuttavia nella maggior parte dei casi, non sembra essere del tutto adatta alla struttura delle tracce basate su un symphonic-power metal di estrazione nordica che necessiterebbe di una voce, non solo in grado di raggiungere vette tonali alte, ma anche potente, in modo tale da amalgamarsi alla perfezione con le solidissime linee strumentali, ed è proprio nell’aggressività che pecca la vocalist. E’ un vero peccato perchè, a dire il vero, i principali capitoli attraverso cui si snoda questo album sono davvero validi dal punto di vista musicale, a partire dall’iniziale “Relentless Resistence”, per proseguire poi con “Heroes”, “Worship The Warship”, “Go For The Kill”, passando per “Abandon Cyberspace” con la sua cavalcata di chitarra tipicamente “maideniana”, arricchita dalle melodicissime tastiere barocche, si tratta di brani tutti discreti, ma la voce ahimè, sembra essere un corpo estraneo, e mal si sposa con tutto il resto. Non è un caso che uno degli episodi migliori dell’intero disco sia la title-track, una struggente ballata strappalacrime che necessita di una voce intima e delicata, e qui infatti la nostra vocalist si mostra in tutta la sua magnificenza e tutto sommato, la voce non sfigura nemmeno in “Vertigo” o nella conclusiva “The Raven” dalla struttura cangiante tipicamente progressive (pezzo della durata di 15 minuti) e con un finale avvincente la cui epicità richiama addirittura i gloriosi “Virgin Steele”. Nelle restanti tracce invece, ossia “Super New World”, “My Darkness” o la piatta “Frozen Sea”, laddove i richiami a bands come “Nightwish”, “Epica”, “Stratovarius” e “Kamelot” sono più evidenti, il risultato dal punto di vista qualitativo è invece abbastanza deludente e sfortunatamente i nostri sembrano non accorgersene estendendo più del dovuto, la durata delle singole tracce e quindi dell’intero album, che alla lunga stanca, e questa purtroppo è un’ulteriore pecca di “Das Erbe Der Welt” che, a conti fatti, risulta essere troppo prolisso.
Peccato davvero, perchè in fondo i nostri, presi singolarmente, sono tutti ottimi musicisti e forse in altre realtà riuscirebbero a dare e rendere di più, ma purtroppo c’è anche da dire che il panorama metal è pieno zeppo di band symphonic-power, ed è quindi complesso emergere tra questa miriade di gruppi, probabilmente però l'errore dei “Deep Sun” sta nel fatto che per farsi notare e non sfociare nel piattume generale, i nostri hanno deciso di intraprendere una strada quantomeno discutibile, nonostante le qualità tecniche individuali dei singoli membri e le loro buone intenzioni.

Recensione a cura di Ettore Familiari

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