Copertina 7

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2019
Durata:34 min.
Etichetta:Moribound Rockers

Tracklist

  1. ALL HANDS PLANTED
  2. MIDNIGHT IN GUYANA
  3. 13 ASTRAL GATEWAYS
  4. COLD WARRIOR
  5. THE EYE OF PROVIDENCE
  6. BEAR 141
  7. BLIZZARD ARCHER
  8. TO THE PAVILION

Line up

  • Toby Knapp: all instruments

Voto medio utenti

Giunto ormai al suo settimo album in studio e dopo ben 29 anni di carriera, ci si stupisce di come il chitarrista e polistrumentista americano Toby Knapp, (impegnato già con tantissimi altri progetti paralleli tra cui “Necrytis”, “”Where Evil Follows” e “Affliktor”) sia passato per tutto questo tempo quasi del tutto inosservato dinnanzi agli occhi ed alle orecchie della critica e degli esperti del settore rispetto ad altri “Guitar Heroes” più famosi. Indubbiamente dal punto di vista squisitamente tecnico il nostro “axeman” non ha nulla da invidiare ai mostri sacri del genere che nel corso degli anni si sono costruiti un seguito ed una credibilità enormi, ma rispetto ai vari Malmsteen o Michael Angelo Batio (solo per citarne un paio), probabilmente il suo “limite” è sempre stato quello di avere uno stile più sperimentale e vario (basti pensare al bellissimo disco d’esordio intitolato “Guitar Distortion” dell’ormai lontanissimo 1993 in cui si passava da riffs vicini al death metal a sonorità quasi jazz-fusion, in un misto di speed, power e technical-prog da antologia per gli amanti del genere). A fronte di quanto detto, appare evidente che un sound di questo tipo risultasse ancora meno digeribile per l’ascoltatore rispetto a quello dei guitar heroes tradizionali, la cui musica quasi del tutto strumentale, era già di per sé riservata ad un pubblico di nicchia (spesso fanatici dello strumento), ovviamente con i dischi di Knapp dotati di uno stile ancora più complesso e sicuramente meno lineare, la cerchia si restringe ulteriormente, forse è per questo che l’artista americano non ha mai sfondato per davvero.
Ad ogni modo, il buon Toby in questo 2019 torna in pista con “Blizzard Archer”, un lavoro che sin dalla opener “All Hands Planted” mette subito in chiaro che, rispetto ai primi album ci sarà molto meno spazio per la sperimentazione, lo stile richiama i lavori di Joe Stump o dello stesso Batio nella fase ritmica ma anche con aperture melodiche alla Joe Satriani. Identico discorso per la successiva “Midnight In Guyana”, una speed metal song strumentale con assoli su scale neoclassiche e riffoni dai vaghi richiami trash; non mancano poi le tracce dalla struttura più complessa ed elaborata come “13 Astral Gateways” e “Cold Warrior”, pezzi in cui la base heavy-power si attorciglia più volte su sé stessa nella più tradizionale cultura progressive, mentre Toby dà luogo ad assoli al fulmicotone che rendono l’atmosfera del disco sempre più tirata. Solamente nella quinta traccia intitolata “The Eye Of Providence” la melodia sembra avere leggermente la meglio, senza tuttavia tralasciare la tecnica, ma già nella successiva “Bear 141” la sezione ritmica torna ad essere serratissima in pieno stile heavy-power “made in USA” con improvvise e piacevoli aperture melodiche. Si giunge alla title-track che è un’accattivante cavalcata heavy-metal di stampo tradizionale che poi sfocia in uno shredding da pelle d’oca, mentre la struttura di base del pezzo alterna ritmiche veloci ad un mid-tempo per il piacere dell’ascoltatore che giunge cosi senza accorgersene alla conclusiva “To The Pavillon” in cui nuovamente Knapp mette in evidenza contemporaneamente il suo amore per la tecnica ed il suo gusto per la melodia, il tutto in una perfetta armonia tra le varie parti.
In conclusione, siamo al cospetto, come già detto, di un album sicuramente molto diverso dai primi lavori di Toby che, messa da parte la sperimentazione, preferisce ora rifiugiarsi in un terreno meno rischioso (sembra davvero di ascoltare a tratti il miglior “MichaelAngelo”), e che quindi non presenta particolari elementi di novità in fase di song-writing rispetto ai lavori dei titani dello shredding, tuttavia le doti tecniche di Knapp sono indiscutibili e si amalgamano perfettamente con delle linee melodiche indubbiamente raffinate e di buon gusto, senza per questo mai dimenticare il suo amore per i riff e gli arrangiamenti più oscuri e pesanti.
Recensione a cura di Ettore Familiari

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