Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:46 min.
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. POISON KING
  2. GOLDEN BOUGH
  3. THE ART OF PASSAU
  4. BABES IN THE ABYSS
  5. BEYOND THE FIELDS WE KNOW
  6. THE DEVIL AND ALL HIS WORKS
  7. OUR DARK MOTHER
  8. FOREIGN ARMIES EAST
  9. LAND OF NOD

Line up

  • Ike Vil: vocals
  • Sami Hassinen: guitars
  • Uula Korhonen: guitars
  • Janne Immonen: keyboards
  • Pätkä Rantala: drums
  • Mäihä: bass
  • Hanna Wendelin: vocals
  • Nelli Saarikoski: vocals
  • Tarja Ele: vocals

Voto medio utenti

Ab lux tenebra et ab tenebra lumen.

Solo chi cresce nelle tenebre conosce lo splendore della luce e solo chi cresce nel silenzio comprende il valore del suono. Forse è per questo che la musica di questo album proviene da un paese dove il silenzio, ammantato dal buio, regna sovrano.
Cosciente di essermi inoltrato in ambienti nuovi e in spazi dove le sonorità evocative ed occulte tratteggiano profili a me non troppo conosciuti, cercherò con la dovuta prudenza di invitare ad ascoltare un album che fin dalla prima nota ha letteralmente stregato la mia attenzione.
Gruppo finlandese composto da nove elementi e tre coriste, al secondo album nel quale non solo confermano ma migliorano ulteriormente la proposta musicale riuscendo a fondere melodie bellissime e coinvolgenti con accompagnamenti e giri d'accordi vari e ricercati.
Non posso nascondere che essendo cresciuto nel loro paese ho una naturale inclinazione e, devo ammetterlo, un debole per questi gruppi pieni di sisu finnico, che altro non è se non lo spirito di resistenza e perseveranza che non si piega di fronte alle impervie difficoltà contrarie.
Questo nuovo lavoro infatti si fa breccia nell’anima lentamente ma inesorabilmente.
Attraverso le doppie voci e cori misuratissimi, il suono a tratti psichedelico ma sempre lineare, con accelerazioni ritmate messe al momento giusto durante l'album e rallentamenti mai tediosi, con velati elementi teatrali ma che non fanno pensare banalmente al musical. Tutto trattenuto per una durata perfetta e senza farsi mancare il connubio con archi e fiati che fanno nascere un ibrido stupefacente.
Si potrebbe parlare all’infinito di quest’album che trascina l’ascoltatore dentro atmosfere ovattate, a tratti cupe ma sempre irrequiete e crescenti. Cambi di stile con inserimenti di musica elettronica, variabilità della distorsione, pause e stacchi, prolungamenti e ripartite in forma di spirale, tutto volto a immergersi in un volo pindarico e roteante.
Indubbiamente l’orecchio esperto percepisce i richiami a gruppi passati e di elevato livello compositivo, il che può portare a ritenere l’opera un semplice abbellimento del post-punk odierno o una semplice ma elegante new wave of gothic-rock. Sicuramente l’insistenza del quattro quarti o in particolare la voce può deludere gli attendenti del nuovo e del particolare. Molto posata, statica, apparentemente poco volubile, anche se sicuramente esente da sbavature, sgarri, errori o ben che meno stonature, l’ugola apporta semplicemente un altro tassello che può essere considerato, a seconda dell’ascoltatore, un appiattimento o un tratto distintivo.
Lascio a chi vorrà dedicargli l’attenzione meritata la disamina di ogni singola traccia, sapendo però che non tutto verrà percepito immediatamente. Un po’ come il paese da nel quale è stato creato, che porta un nome infelice: letteralmente “Terra di palude”. Ebbene, proprio da questa landa solitaria, buia, fredda e inospitale si è elevata la colonna sonora di una storia che parla della Signora della Morte, di soldati invincibili, di culto mitraico e anche di un viaggio negli inferi del sentimento umano.
Indefinibile, elegante e ipnotico, forse tacciato come un tentativo forzato di rendere complesso ciò che invece è banale, ma è a tutti gli effetti per il sottoscritto… Mahtava.

A cura di Giovanni Pasinato

Recensione a cura di Ghost Writer

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