Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:50 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. GRAVITY
  2. OVER QUANTUM PARADOX
  3. SWAHILI
  4. NAUTILUS
  5. RAMONA FLOWERS
  6. THE PERMIAN-TRIASSIC MASS EXCTINCTION
  7. RADIUS AND CONSTRUCTION OF A MIXTILINEAR CIRCLE-Z

Line up

  • Ox: drums, percussion
  • Tony: bass
  • Miki: guitar
  • Cri: guitar
  • Ale: synth

Voto medio utenti

Apprezzo sempre chi sa approcciarsi al mercato discografico con le idee chiare e con la reale consapevolezza dei propri mezzi e punti di forza: credo che per gli esordienti sia fondamentale.

I torinesi Jordaan, formatisi nel 2009 e con un EP alle spalle uscito tre anni più tardi, arrivano all'importante traguardo del primo full-length con questo "Theoretic" (pubblicato dall'italiana Argonauta Records), le cui note di copertina recitano: "La musica dei Jordaan, completamente strumentale, si basa sui movimenti post-metal, per la compattezza del sound e del groove ma soprattutto sul post-rock per la lunghezza dei brani e per la strutturazione spesso basata su lunghi crescendo ambient e alternanze fra parti più melodiche ed altre più pesanti".

La descrizione è inattaccabile e assolutamente veritiera (personalmente avrei aggiunto solo un appunto sulle parti narrate di matrice spacey che accompagnano i corposi brani del lavoro qui recensito), un chiaro "pre-allarme", se così si può chiamare, di quello a cui si va incontro ascoltando l'album.

Cosa possiamo aggiungere allora? Le tracce non sono scritte male, anzi (penso all'introduttiva "Gravity", un ottimo opener, all'episodio più heavy "Nautilus" o alla conclusiva e progressiva "Radius..."), ma la limitata tavolozza di colori utilizzata dalla band (riconducibile alle righe sopra riportate in corsivo) influisce negativamente sul risultato complessivo non giustificando appieno i 50 minuti di musica qui presenti: le idee sono più o meno sempre quelle, le architetture dinamiche anche, le strutture pure (ma almeno ci sono e non ci troviamo davanti, come spesso capita in progetti simili, a delle jam fuori controllo).

Non ho dubbi sulla bontà della prova e sono altresì sicuro che accoglierà il favore di tanti ascoltatori dediti a certe sonorità (la formazione cita tra le influenze Pink Floyd, Motorpsycho, Mogwai, Tool), ma vorrei consigliare ai membri del combo di trovare una strada un po' più originale e di introdurre qualche "twist" meno scontato nel proprio sound.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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