Copertina 7

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2001
Durata:65 min.
Etichetta:Favored Nations
Distribuzione:White and Black

Tracklist

  1. ZOIKS
  2. SPANK IT
  3. HOLY GRAIL
  4. CARLOS DALE
  5. SPANISH CASTLE MAGIC
  6. CHIEF'S BLUES
  7. DRAW MY NUMBER
  8. DEFENESTRATOR
  9. ALBERTS BACK
  10. TONUS DIABOLICUS
  11. WALKIN WOUNDED
  12. STEPPIN' OUT
  13. BIG JIM
  14. ABSTINTE
  15. DYLAN THE VILLAIN
  16. BLINDE LEMON PLEDGE
  17. THE GRIP

Line up

Non disponibile

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Greg Koch è uno dei pochi chitarristi in circolazione che riesce ad amalgamare vari stili chitarristici con grande sensibilità artistica ed una tremenda tecnica". No, non sono parole mie, ma del guitar/guru Steve Vai, presidente della neonata Favored Nations, label specializzata nel portare alla ribalta artisti davvero eccezionali, e che con l'album "The Grip" piazza l'ennesimo colpaccio, dopo gli ottimi dischi solisti dei maghi delle quattro corde Billy Sheenan e Stuart Hamm. Forse alla maggior parte dell'audience italiana il nome di Greg Koch non dirà assolutamente niente o quasi, ma pensate che negli States quest'artista si è meritato ben sette Grammy Awards come chitarrista blues dell'anno, e altri cinque con la sua band, ovvero i Tone Controls. Quindi capiterete già da soli che il nostro amico non è di certo l'ultimo arrivato, e nelle diciassette tracks propinateci con questo intrigante "The Grip", dà pieno sfogo alla sua immensa vena creativa miscelando partiture strumentali che possono ricordare un riuscito mixing fra lo stesso Vai, per quanto concerne la genialità e il tocco, il grande e misconosciuto JJ Cale e l'inossidabile Jimi Hendrix, per ciò che riguarda l'influenza blues. Nel suo totale l'album rappresenta un vademecum insostituibile per ogni chitarrista degno di tale nome, un pozzo infinito dal quale poter attingere le mille sfaccettature di una proposta musicale che oltre al blues, ci regala sprazzi di jazz, country e tanto sano hard rock. Nonostante io sia molto avverso nei confronti dei dischi strumentali, devo tenere il capo chino di fronte a cotanta veemenza artistica, poiché quando un chitarrista riesce a immedesimarsi in modo quasi simbiotico con il proprio strumento senza per questo perdersi nella selva del solismo fine a se stesso, beh vuol dire ch'è un grande, non ci sono altre parole. Un disco insomma che si fa ascoltare con piacere senza per questo risultare noioso e ripetitivo, consigliato a chi sta cercando qualcosa di diverso e di unico.
Recensione a cura di Beppe 'HM' Diana

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