Copertina 6

Info

Anno di uscita:2015
Durata:46 min.
Etichetta:Mausoleum Records
Distribuzione:Rock N Growl Promotion

Tracklist

  1. NAMESAKE
  2. IN THE ROAR OF DESIRE
  3. LYCAN LUST
  4. WINTER’S COME TO CALL
  5. BLINK
  6. FADING
  7. EXHUMED
  8. BLOOD AND FIRE

Line up

  • Heather Michele: vocals
  • Valerie Hudak: keyboards
  • William Walker III: guitars
  • Matt Mitchell: guitars
  • Benjamin Armstrong: bass
  • Roman Anderson: drums

Voto medio utenti

Progetto giovane e appena arrivato al debutto, questo degli americani Graveshadow. La band è capitanata dalla singer Heather Michele, alle cui spalle si muove un six-piece dalle intenzioni power, sfumate di sinfonico da una parte, condite da occasionali screams e growls dall’altra. Se fossi un pazzo azzarderei il paragone stilistico con gli Epica, ma non sono un pazzo, non del tutto almeno. Qui il prodotto è molto più grezzo e appena nato, e manca la quota stilistica, la produzione e, ammettiamolo, la voce e la presenza degli olandesoni.

Sì, perché “Nocturnal Resurrection”, e mi fa quasi paura dirlo, si condisce di sfumature e citazioni da “Game of Thrones”, interessante serie di libri e ora fenomeno televisivo del secolo, che sta per fare la fine di tutti i tormentoni, da Twilight a Harry Potter, dalla produzione Marvel alle saghe di Tolkien: delicati o interessanti pezzi di scrittura, multisfaccettati e bilanciati, che diventano merce di massa, televisione fast-food, non riuscendo a regalare allo spettatore un grammo della originaria potenza immaginifica o letteraria, ma fungendo soltanto da macchina dei soldi per studios e produttori. Ok, mi fermo, mi fermo.

Dunque, si diceva. I Graveshadow ci regalano un dischetto ancora acerbo ma pieno di intenzioni interessanti. Ci sono brani più symphonic-power oriented, come la bella “Lycan Lust” o la nightwish-iosa “Winter’s come to Call” (occhio a titoli e testi, sapete già dove ci stiamo collocando). L’album non ha purtroppo lo stesso livello di ispirazione, così brani come “Blink”, che pur si giova della presenza come guest di Ralf Scheepers, è un brano fiacco, come anche l’accoppiata iniziale “Namesake” – “In the Roar of Desire”, che presentano una cattiveria ed un arrangiamento che sanno di forzato e poco naturale. E poi parliamoci chiaro, la voce di Heather non ha proprio nulla di particolare, è intonata e poco altro, non riuscendo a trasmettermi particolari sensazioni. Debole e tastierosa “Fading”, mentre il disco si riprende un attimo sul riffone di “Exhumed”, che pure ricasca nella vecchia trappola di rallentare nella strofa per poi riaprire sul refrain, con quelle intenzioni pseudo-sinfoniche in lontananza che mi convincono pochino.

Insomma, “Nocturnal Resurrection” è il classico album di debutto di una band che di sicuro deve ancora trovare la sua identità e la sua cifra stilistica personale; i ragazzi sono giovani, ben supportati (l’album è stato mixato da Emil Nödtveidt dei Deathstars), e forse hanno solo bisogno del fisiologico tempo di incubazione per sbocciare. We’ll see.


Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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