Bl[a]dflowerz - 7 Benedictions/7 Malediction

Copertina 5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:54 min.
Etichetta:Silverdust
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WILD HEART
  2. BLACK SNAKE SISTER
  3. DORIAN
  4. RAISE THE DAWN
  5. TILL THE END
  6. TOO MUCH
  7. FALSE GODS
  8. MY TREASURE
  9. FIRE IN PARADISE
  10. LAST EXIT
  11. HEART OF STONE
  12. UNPERFECTLY PERFECT
  13. SHE KNOWS WHY
  14. THE DEATH OF SOULS

Line up

  • Zirsten Zahn: vocals
  • Markus Visser: guitars
  • Jojo Schulz: bass
  • Tim Schwarz: drums

Voto medio utenti

Sono rimasto interdetto. Dopo il precedente ottimo debut album (sempre su Silverdust Records), mi sarei aspettato qualcosa di più dai Bloodflowerz. ‘7 Benetictions/7 Malediction’, nonostante una produzione ultra curata e potente, non riesce ad arrivare neanche oltre una sbiadita sufficienza, in quanto è proprio sul songwriting che c’è qualcosa che non quadra, a cominciare dalle melodie della voce, che poco sembrano avere a che fare con il resto degli strumenti (con un mood decisamente più duro). Forse il buon responso in termini di critica e di vendite di ‘Diabolic Angel’ ha portato questo combo ad avvicinarsi un pelo troppo al Mainstream del Goth Hard Pop senza però affilarsi gli artigli a dovere. La rabbia e la ruvidità delle vecchie composizioni viene meno, lasciando il posto ad una sbiadita copia di loro stessi, troppo palesemente in debito con la vena commerciale intrapresa. Il problema fondamentale è che le songs non entrano in testa, ma scivolano via con fin troppa facilità, ed è un peccato, anche perché questi ragazzi hanno dalla loro un’ottima preparazione ed una bellissima voce Rock femminile …i Guano Apes già esistono e già sono arrivati a determinate soluzioni sonore qualche anno fa. Un album deludente, pensando anche all’album che mi aveva esaltato quasi un anno fa. I Bloodflowerz sembrano aver perduto la propria identità, indossando troppe volte i panni lisi di HIM, Paradise Lost, Moonspell e compagnia bella. Dischetto senza sufficiente brillantezza, se non per qualche episodio sporadico, come l’opener ‘Wild Heart’…ma è troppo poco.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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