Sivyj Yar - Поминальные холсты (Burial Shrouds)

Copertina 8

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2015
Durata:39 min.
Etichetta:Avantgarde Music

Tracklist

  1. ГОЛОД (FAMINE)
  2. ПОМИНАЛЬНЫЕ ХОЛСТЫ (BURIAL SHROUDS)
  3. СКОРБЬЮ ДЫШИТ ЗЕМЛЯ (THE EARTH BREATHES SORROW)
  4. МЫ ИСКРОЙ КАНЕМ ВО ТЬМУ (LIKE A SPARK WE WILL VANISH INTO THE DARKNESS)
  5. В СЕРЫХ ИЗБАХ ТЕПЛИТСЯ РУСЬ (IN GRAY IZBAS ANCIENT RUS' ENDURES)
  6. БУДЕТ ДОЛГО ПАДАТЬ СНЕГ (THE SNOW SHALL FALL A LONG WHILE)

Line up

  • Vladimir: vocals, all instruments

Voto medio utenti

“Burial Shrouds” è il quinto album ufficiale della band russa Sivyj Yar e tratta della miseria, della fatica e delle difficoltà della vita che i contadini russi, del periodo storico precedente l’epoca moderna, dovevano affrontare per superare le carestie e i freddi e ghiacciati inverni siberiani. La grafica della cover del disco illustra fedelmente questo concetto che i Sivyj Yar, o meglio Vladimir, visto che si tratta di una one man band, esprimono musicalmente nel disco in questione.
I Sivyj Yar dicono di suonare pagan black metal e questo è vero fino ad un certo punto, in quanto nella loro musica si ravvisano partiture post black e atmosfere che spaziano dal depressive all’ambient black. Tutto ciò traspare anche dalla tipologia di voce utilizzata da Vladimir nella maggior parte dell’album, che è la tipica voce black urlata con toni alti che esprime nello stesso tempo strazio e lamento.
La musica contenuta nel disco alterna parti veloci e aggressive alternate a momenti molto più lenti, cadenzati e melodici, anche se le parti a velocità sostenuta sono presenti maggiormente. Vladimir dimostra un’abilità tecnica non indifferente e se la cava bene su tutti gli strumenti, mostrando eccellenza nel suonare il basso che descrive linee ritmiche davvero intriganti.
Il primo pezzo “Famine” con i suoi suoni spettrali e i funerei rintocchi di campana esprime bene il concetto della carestia insito nel titolo e fa da introduzione alla title track “Burial Shrouds”, un pezzo dove parti veloci tipicamente black si uniscono e suoni avantgarde/progressive/post black che rendono il brano assolutamente irresistibile. Le linee di basso ipnotiche mi hanno letteralmente rapito e il refrain del brano mi ritorna continuamente in testa e sarà dura liberarmene.
Anche se può essere catalogata come una tipica traccia depressive, “The Earth Breathes Sorrow” contiene al suo interno una parte strumentale, nello stesso tempo melodica e ritmica, che ben si amalgama con il resto del brano conferendo allo stesso una certa maestosità.
Like a Sparkle We Will Vanish Into the Darkness” è un brano più cadenzato e meno complesso dei precedenti, in esso non sono presenti parti veloci e la voce di Vladimir esaspera quel senso di desolazione e rassegnazione tracciato dagli strumenti musicali.
Soltanto una flebile voce maschile appena filtrata che si ode in sottofondo in una parte del brano, rende “In Gray Izbas Ancient Rus' Endures” un pezzo non soltanto strumentale. La traccia è sostanzialmente un lungo arpeggio di chitarra accompagnato da una soffusa melodia generata da un sintetizzatore.
L’ultimo pezzo “The Snow Shall Fall a Long While” è il più lungo con i suoi 12 minuti e 38 secondi ed è un brano prevalentemente ambient black contenente un lungo finale che, con una sequenza di suoni sintetizzati che si ripetono lievi su una melodia fantastica e una voce sussurrata femminile in sottofondo, esprime in maniera magistrale l’atmosfera gelida di un inverno siberiano, costituendo così un degno finale a questo bellissimo lavoro musicale.
Recensione a cura di Enrico Mazziotta

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