Garden Of Autumn - Hymns Of Morning And Liberty

Copertina 7,5

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2009
Durata:non disponibile
Etichetta:Black Desert Records

Tracklist

  1. IN THE OPEN
  2. THEORY OF A REBEL
  3. THE DISCIPLINE OF A WOLF
  4. OF WATER AND MIST
  5. OF REASON

Line up

  • Giorgio Grimaldi: vocals, synths
  • Bruno Ciarfella: guitars
  • Alessandro Petrini: guitars
  • Daniele Valeri: bass
  • Alessandro Pagano: drums

Voto medio utenti

Ero rimasto piuttosto deluso, in un primo tempo, dalle critiche lette qua e là nei confronti di questo "Hymns Of Morning And Liberty", terza opera degli abruzzesi Garden Of Autumn. Mi sembrava quantomeno ingeneroso etichettare come pretenzioso, confusionario o addirittura velleitario un tentativo di realizzare qualcosa di coraggioso, che andasse oltre agli schemi a cui sono abituati, e a volte perfino costretti, i nostri gruppi underground.
Ho perciò infilato nel lettore il dischetto sperando di poter ribaltare queste impressioni, dando il giusto merito alla band. Avevo qualche vago ricordo del precedente lavoro, sospeso tra gothic e doom... sono perciò rimasto spiazzato dall'opener "In The Open", non appena il pezzo si è lasciato andare in un'esplosione di sensazioni in stile avantgarde norvegese. Non sto affatto esagerando: le prime impressioni mi hanno riportato ad Arcturus e ultimi Ulver, con un risultato che è andato addirittura oltre le mie più rosee aspettative iniziali. Brani lasciati liberi di fluire senza alcuna costrizione o forma canzone, un lato vocale teatrale ed estremamente espressivo, l'operato costante delle tastiere impegnate ora a spargere malinconia, ora a trasmettere un'ariosità quasi barocca. Addirittura gli strumenti più "metallici", come le chitarre e la sezione ritmica, posti spesso delicatamente in secondo piano, ma senza mai scomparire. C'è una sensazione di enorme qualità nei solchi di questo disco, una qualità che però - e qui mi tocca unirmi al coro delle critiche - spesso non fa il paio con l'intenzionalità... si ha più di una volta l'impressione che i pezzi siano un insieme di pennellate indipendenti, ben riuscite, ma che messe insieme non sono in grado di formare un quadro coerente. E sta solo qui la differenza con i mostri sacri citati poco fa: laddove loro, con l'esperienza o con l'estrema capacità, sono in grado di dare coesione a uno stile intricato ed estremamente complicato, i nostri non sono riusciti a ottenere lo stesso risultato in maniera completa.
Stiamo parlando comunque di un lavoro nettamente sopra la sufficienza, che si pone all'interno di un genere dove è necessario raggiungere l'assoluta eccellenza per riuscire a emergere. I nostri ragazzi sono a un passo dall'averlo fatto, e mi piace pensare che quella melodia ricca di emotività posta in fondo al disco possa rappresentare allo stesso tempo l'inizio di una nuova era di splendore artistico per i Garden Of Autumn.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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