Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:44 min.
Etichetta:Scarlet
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. RELATIONSHIP: ERASED
  2. RONIN REVOLUTION
  3. DOUBLE-EDGED RAZORTONGUE
  4. COGNITIVE NOTE OF DISCORD
  5. GO TO BLAZES!
  6. THE DREAMCATCHER
  7. 1ST DIVISION TRIPLEHORNS
  8. APOCALYPSE
  9. UNDER THE BANNER OF THE UNHOLY SPIRIT
  10. WHEN RAIN IS PAIN...

Line up

  • Norbert Leitner: vocals, guitars
  • Bernd Kladler: guitars
  • Andreas Tuma: bass, vocals
  • Paul Tikal: drums

Voto medio utenti

Disco di debutto per gli austriaci Lords Of Decadence, band che sembra abbia avuto ottimi responsi in giro. La bio ci indirizza, abbastanza attendibilmente, verso il sound della band, definito come un mix tra Children Of Bodom, In Flames e Soilwork. In effetti il sound è sospeso tra furia thrash metal, condita da un certo modernismo, e ottime inflessioni melodiche, dovute alle tastiere che fanno appieno il loro dovere, pur non essendo molto varie. L’originalità non è certo il pezzo forte della band, ma risulta alquanto affascinante il loro modo di cercare di unire i tre elementi sopra descritti, ovvero modernismo, classicismo e melodia. Le melodie sono quasi tutte catchy e danno al disco quella varietà che altrimenti sarebbe mancata, sovrastata dai patterns ritmici quadrati e rocciosi e gli screams del singer. Buono il lavoro delle chitarre, soprattutto in assolo, dove la produzione fa risaltare la pulizia che invece manca nel riffing tipicamente modern thrash metal.
Le songs più valide secondo me sono proprio quelle più melodiche come “Ronin Revolution”, “Cognitive Note Of Discord” e “The DreamCatcher”, dove i cori sono molto penetranti e ti si ficcano in testa, e dove l’intervento di un clean singer ci sta a pennello. La song migliore però, quelle che riesce a fondere insieme tutte le velleità dei Lords Of Decadence, è la penultima song, “Under The Banner Of The Unholy Spirit”, vero compendio delle capacità della band.
In definitiva ci troviamo di fronte ad un buon disco, il quale pur essendo debitore dei nomi succitati, si preoccupa di variegare le differenti influenze con trovate a volte azzeccate, come la decisione di dare un maggior peso alla componente melodica, riuscendo così a tirare fuori un sound abbastanza fresco e coinvolgente. Se decideranno di puntare ulteriormente sulle buone soluzioni trovate in questo “Cognitive Note Of Discord”, sono certo che in futuro sentiremo parlare molto di questa band.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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