Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2015
Durata:66 min.
Etichetta:Kscope

Tracklist

  1. FIRST REGRET
  2. 3 YEARS OLDER
  3. HAND CANNOT ERASE
  4. PERFECT LIFE
  5. ROUTINE
  6. HOME INVASION
  7. REGRET #9
  8. TRANSIENCE
  9. ANCESTRAL
  10. HAPPY RETURNS
  11. ASCENDANT HERE ON

Line up

  • Steven Wilson: bass, acoustic and electric guitars, ghostwriter VI, mellotron M-4000, programming / FX, shaker
  • Guthrie Govan: guitar
  • Nick Beggs: bass, Chapman stick, backing vocals
  • Adam Holzman: piano, celeste, hammond B3 organ
  • Marco Minnemann: drums
  • Theo Travis: flute, saxophone
  • Ninet Tayeb: vocals, backing vocals

Voto medio utenti

Quarto capitolo sulla lunga distanza per Steven Wilson, nome che al prog-fan medio dice già tutto. Cosa aspettarsi da un disco di Steven, abbiamo imparato a conoscerlo: tutto, e nulla. Steven ha la rara capacità di creare composizioni talmente multi-layered, che ogni singolo brano è passibile di cento ascolti prima di rivelare la sua, o meglio, le sue vere-varie nature.

Così è stato e così è anche per "Hand.Cannot.Erase", concept album che contiene tutti i trademark di SW, compresi quelli che io non ho mai digerito, come la sua voce. Dal punto di vista compositivo, c'è tutto l'occorrente per farsi il nodo ai neuroni: il prog-rock di base è soltanto un alibi per dare sfogo all'estremamente colta vena compositiva di Steven, che in brani come "3 Years older" dà spazio a partiture di pianoforte che si intrecciano con un brano solido e cantabile, per poi partire per tangenti improvvise ed imprevedibili, lasciando l'ascoltatore con la solita voglia di riascoltare, rigustare, riassaporare.

Il mood di questo album è più o meno il solito, tra l'onirico ed il nostalgico; la componente elettronica è presente, ma è talmente usata bene che non pesa affatto, anzi, diventa solo una delle sfumature di sapori di questo piatto complicato. Ascoltare per credere l'intro della title track, o un brano complicato ed ostico come "Routine", che si concede spesso suggestioni acustiche, e che riesce a sbriciolare la componente tecnica fino a un ritornello "lalala", pur mantenendo un fascino che ciao.

Non vi è dubbio che l'arma più affilata di Steven sia l'invidiabile capacità compositiva, abbinata ad una cultura musicale ed a una perizia strumentale davvero sterminate; per questi motivi, accostarsi ad albums come questo è sempre un'esperienza probante, ma che non può, non deve, non lascia indifferenti, per un motivo o per l'altro. Arriverei addirittura a comprendere chi non riuscirà a gradire "Hand. Cannot. Erase", perchè entrare in un multiverso così sfaccettato richiede volontà di abbandono, accettazione non passiva ma consapevole, come assumere e mantenere la posizione di za-zen durante la meditazione. Devi forzarti all'inizio, accettare di non essere più in controllo dei tuoi sentimenti e dei tuoi stati d'animo, per poi poter godere di ciò che semplicemente vedi, senti, percepisci.

Questo è Steven Wilson, oggi. Un'ora di meditazione zen, terribilmente fastidiosa o incredibilmente appagante, a seconda della mente che vi si approccia, e del suo intento. Affascinante.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino
Ascendant Here On...

Siete dei proggers sfegatati? Eccovi un discone che ha mille sapori ma che ormai rimandano ad un nome solo. Siete dei fan della perizia tecnica? Ce n'è a palate. Siete dei romanticoni? Non temete, nemmeno voi verrete delusi. Vario, completo, emozionante e ben suonato. Se il 2015 mi desse un disco migliore di questo piangerei.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 mag 2015 alle 13:57

Grazie, e hai ragione su entrambi i fronti! Ma è una mia scelta editoriale quella di restar eil più stringato possibile, credo che una recensione sia più efficace se breve e succinta!

Inserito il 13 mag 2015 alle 15:51

Leggo solo ora: ottima recensione. Davvero. L'unico "neo": avrei speso due parole due per la band (assolutamente magnifica) e una parola una per la produzione (eccezionale). Bravo SW e bravo Sbranf

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