Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2021
Durata:37 min.
Etichetta:Alucard Music
Distribuzione:Soulfood

Tracklist

  1. JUST THE SAME
  2. ON REFLECTION
  3. FREE HAND
  4. TIME TO KILL
  5. HIS LAST VOYAGE
  6. TALYBONT
  7. MOBILE

Line up

  • Ray Shulman: bass, vocals, violin, trumpet, guitar, flute, percussions
  • Derek Shulman: vocals, saxophone, bass, flute, percussions
  • Kerry Minnear: synth, organ, piano, vocals, vibrafono, violoncello, oboe, percussions
  • Gary Green: guitar, vocals, 12 strings guitar, flute, percussions
  • John Weathers: drums, xilofono, percussions, guitar, vocals

Voto medio utenti

I Gentle Giant sono un nome molto amato da parte di ogni buon amante del Progressive Rock che fu e non a torto: il gruppo seppe proporre una formula molto personale del Prog, che era vicina, ma al tempo distante, dalle forme più usuali del Prog romantico e sinfonico tipico della terra d’Albione.
Attraverso tre macro fasi della loro carriera il Gigante Gentile seppe spesso e volentieri fare musica di qualità, personale e molto ricercata: la prima fase era quella più vicina al Prog classico con la presenza di un certo numero di canzoni lunghe e strutturate, nella seconda invece si andò su soluzione più acustiche e a durate più concise (per non ripetere l'errore che fecero gli Yes nel '73 e di altri ancora...), mentre con l’ultima fase si andò vicini a coordinate più commerciali, annidandosi in sonorità Pop/Rock via via sempre più scialbe e aride.

Benvenuta quindi questa ristampa di “Free Hand”, remixata tra l’altro da un guru del Prog moderno, quel genietto di Steven Wilson che già dietro alla console ha fatto un bel numero di ottimi lavori in passato (i remix di Yes, Caravan, Jethro Tull o dei King Crimson di sua maestà Robert Fripp parlano chiaro dopotutto) e che ha sempre saputo dare nuova vita, nuovi colori ed emozioni a classici di un passato così nobile.

Originariamente il disco uscì nel 1975 e fu il settimo sigillo discografico in ordine di pubblicazione, in piena seconda fase artistica: rispetto all’ottimo concept “The Power and the Glory” del '74, qui si gioca molto meno con il Jazz e il Funk, il sound acustico e bucolico del gruppo (che a tratti potrebbe rimandare ai mai troppo citati Strawbs) va quasi a fare un raffinatissimo trait d’union tra il Folk britannico e la musica classica. Nessuna canzone tocca i sette minuti di durata, le melodie barocche vengono intersecate magnificamente con le atmosfere antiche e medioevali, in tal senso l’uso delle chitarre acustiche è magistrale, come pure del violino e del delicatissimo flauto. Il moog e l’hammond fanno un tappeto sognante e tenue, con percussioni complesse ad accompagnare le ricche melodie vocali. Ed in tutto questo il sax o altri strumenti poco convenzionali pure per il magico mondo Progressive come il vibrafono o lo xilofono, sanno dare quel brio e quell’elemento sorpresa che rendono l’ascolto sempre vivo e interessante.
Seppur in fase calante i Gentle Giant, riuscirono a mettere a segno un altro colpo da maestro che purtroppo non gli valse nemmeno a questo giro di giostra un reale riscontro commerciale.

Per il resto cosa rimane da dire? Che Steven Wilson ha ridato vita ad un disco un po’ dimenticato con un ottimo bilanciamento dei suoni che fanno emergere nuovi sfiziosi dettagli in quella che era quasi una mini orchestra. Impresa questa non facile vista la quantità di elementi da mettere a fuoco.
Difficile consigliarlo se avete già la copia originale o una delle ristampe successive, se non per mero completismo, ma per tutti gli altri, beh potrebbe aprirvi un nuovo mondo.

Recensione a cura di Seba Dall

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