Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:48 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. WHATEVER DAYS
  2. HEAVEN SMILED
  3. FLOWERS IN A VASE
  4. LOVE SHOT AN ARROW
  5. SONG FOR THE FREE
  6. TELL ME ANNABELLE
  7. MY TIME OF DYING
  8. WHEN THINGS SLOW DOWN
  9. DADDY'S DAUGHTER
  10. WEAR THE CHAINS
  11. THE WAY OF LOVE

Line up

  • Neal Morse: keyboards, vocals, guitars, bass, percussion, drums
  • Gabe Klein: drums, piano, vocals
  • Chris Carmichael: strings
  • Jim Hoke: saxophone
  • Steve Herrman: trumpet
  • Eric Darken: percussion
  • Regina and Alfreda McCrary: background vocals
  • Wil Morse: background vocals
  • Eric Gillette: background vocals

Voto medio utenti

Chi conosce Neal Morse sa (quasi) sempre cosa aspettarsi: dalla sua creatura Spock’s Beard alla sua carriera solista, tutta la produzione di Neal ha sempre ruotato intorno ad un progressive rock molto melodico e musicalmente appetibile anche al fan più affamato di tecnica e arzigogoli. La sua produzione con Transatlantic e Flying Colors, poi, non ha fatto altro che alzare l’asticella ed evidenziare le grandi doti, soprattutto compositive, di Neal. Ma questa volta, il nostro eroe l’ha fatta grossa, mettendo in piedi un album di canzoni che la stessa InsideOut definisce “normali”, cercando di far passare il concetto che questa sia una sorta di sfida, da parte di un artista che cerchi di abbattere ed ampliare i confini del prog rock.

Niente di tutto questo. “Songs from November” NON è affatto un album prog rock, ma un disco di canzoni soffici e delicate, incentrate sulla voce e le tastiere di Neal, e concepito insieme al giovane batterista Gabe Klein, per poi essere rifinito e completato da altri musicisti in studio. Un album, si diceva, assolutamente e volutamente semplice, il che di per sé non dovrebbe essere un difetto, se non fosse che spesso, purtroppo, alla semplicità qui va a braccetto la noia. Le canzoni si assomigliano pericolosamente l’una con l’altra, e negli undici brani sento echi di Paul McCartney, James Taylor, la scuola cantautoriale americana, oltra al trademark proprio di Neal. Bei pezzi come “Flowers in a Vase” o “Whatever Days” si mescolano ad altre composizioni fin troppo statiche, per quanto piacevoli e rilassanti. Ma la parabola, ahinoi, è chiaramente discendente. Da Neal possiamo, dobbiamo aspettarci di più, e “Songs from November” è purtroppo un album troppo novembrino, troppo autunnale per poter scaldare il cuore dei rocker. Meh.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 ago 2014 alle 11:18

Riprendo la "polemica" già avviata sul forum: per motivi di sopravvivenza viene immessa sul mercato troppa roba, troppa. Fermateli. Da un lato capisco i motivi pratici di pubblicare il più possibile, ma dall'altro sospetto un minimo di presunzione nel ritenere degno di essere ascoltato (e venduto) qualsiasi scorreggino musicale.

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