Maat - As We Create the Hope from Above

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:45 min.
Etichetta:Aural Attack Productions

Tracklist

  1. AS WE CREATE THE HOPE FROM ABOVE
  2. SHARDS OF OSIRIS
  3. SOBEK (RE-RECORDED)
  4. EL-ENH-AA
  5. PRESERVATION OF MY IMMORTAL
  6. ATUM – CONQUEROR OF CHAOS
  7. DUAT ...AFTER MY LAST BREATH
  8. IN SHOALS
  9. RITUALS TO DROWN THE SUFFER

Line up

  • Morguloth: guitar
  • Scaradeus: guitar
  • Thot: vocals
  • Horus: bass
  • Tempest: drums

Voto medio utenti

La mia smodata passione per il death metal mi porta spesso a frugare in siti, profili, video, spazzatura, alla ricerca di qualcosa che possa catturare la mia attenzione. Quando poi questo genere è contaminato da influenze oscure, esotiche, mediorientali è ancora meglio. Deve quindi avermi guidato Anubi affinché trovassi questi Maat sepolti dalla fine sabbia del deserto per portarli all'attenzione di chi, come me, si ciba di queste robe strane. Che poi tanto in profondità non erano finiti, visto che il disco è abbastanza recente, ma facciamo finta di essere degli Indiana Jones della situazione. Comunque, disseppellito il manufatto di questa giovane band tedesca, parliamo di As We Create The Hope From Above, album di debutto, nel quale troviamo una commistione di influenze che molto deve ai maestri Nile ma non solo, l'ispirazione arriva anche altri discepoli come Aeternam (del bellissimo Disciples of The Unseen), Scarab (del grande Blinding The Masses), fino a inglobare Behemoth e qualcosa dei Vader, soprattutto per la voce che richiama quella di Peter, ma anche per il modo di suonare compatto. La tecnica, ben presente, non è ostentata ma padroneggiata con maestria, al fine di riuscire a creare solidi brani dai forti tratti epici che hanno il pregio di rimanere convincenti sia negli episodi più veloci e scarnificanti che nei passaggi più cadenzati e densi di atmosfere malsane. Impressionante è la capacità di tingere il tutto di un alone epico ed orientaleggiante, tramite l'inserimento di melodie oblique, l'utilizzo di scale orientali e cambi frequenti di mood, creando così canzoni varie, piacevoli e non unidirezionali. I pezzi sono ben articolati e nel giro di un soffio, possono trasportare l'ascoltatore dal sole cocente ad una tempesta di sabbia maledetta invocata dagli dei. Il senso di “maestosità” è elevato ma scevro da tastiere ed orchestrazioni, mentre il cantato che ci introduce in queste catacombe sonore è un growl non troppo pesante da risultare intellegibile ma ben solido e convincente. Registrato molto bene, questo disco ha il “difetto” di peccare di originalità, ma l'abilità dimostrata dai Maat può far ricredere i più scettici e piacere agli amanti del death metal tradizionale.



Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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