Omnihility - Deathscapes of the Subconscious

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:43 min.
Etichetta:Unique Leader Records

Tracklist

  1. MOLECULAR RESURRECTION
  2. CONTEMPLATING THE INEFFABLE
  3. LOST SANDS OF ANTIQUITY
  4. ANCIENT RUINS FORLORN, PART 1
  5. DEATHSCAPES OF THE SUBCONSCIOUS
  6. DISSEMINATE
  7. THE UNNAMABLE
  8. DIVINE EVISCERATION
  9. ANCIENT RUINS FORLORN, PART 2

Line up

  • Dan Rabago: guitars
  • John Kurzejeski: vocals
  • Steve Crum: drums
  • Isamu Sato: bass

Voto medio utenti

Come un pizzettaro il sabato sera, la Unique Leader continua a sfornare band e dischi senza soluzione di continuità, la cosa buona è che spesso si tratta di album dalla pregevole fattura. Oggi sul piatto abbiamo gli Omnihility, band dell'Oregon che debutta sull'etichetta americana con questo suo secondo lavoro, Deathscapes of the Subconsious e ci galvanizza con il suo brutal death dall'alto tasso tecnico. A differenza di altri esponenti come Inanimate Existence e Beneath che negli ultimi mesi, in questo settore, ci hanno deliziato con lavori straordinari, gli Omnihility sono sì bravi ma deficitano di quel tocco di originalità che li faccia spiccare nell'affollatissimo sottobosco tech-death.
Il fiume di sangue nella curata copertina di Mark Cooper (sempre bravissimo) già promette bene e rispecchia fedelmente quello che poi troviamo all'interno. Un'abilità strumentale davvero notevole, la costruzione e lo sviluppo delle canzoni sono assai buone e la precisione millimetrica negli stacchi e nelle parti rallentate è assoluta, tutto viene messo in evidenza da una produzione nitida e potentissima che esalta composizioni come la title track, Lost Sands of Antiquity, Divine Evisceration e The Unnamable. Canzoni davvero notevoli. Agli Omnihility piace inserire melodie ed assoli ben costruiti nei loro pezzi, piacevoli ricami che vanno a bilanciare il muro di violenza che ci parano davanti che viene ulteriormente mitigato da una percepibile epicità esaltata dalla lunghezza dei componimenti. C'è un richiamo alla scuola Suffocation nell'elaborazione e nella complessità dei riff che viene però aggiornata al presente con l'inserimento di influenze derivanti da Origin e Decrepith Birth sia nei già citati solos che nell'estrema velocità di esecuzione (Disseminate fa paura). Spazio anche ad una paio di parentesi acustiche (Ancient Ruins Forlorn I e II) nulla di che, se non un necessario stacco dalla furia imperante. Non nascondo che in alcuni brani una certa stanchezza figlia della ripetitività di alcuni passaggi si faccia presente, in altri frangenti latitano un pochino in creatività, sono tuttavia ben maggiori le qualità dimostrate che gettano buone basi per un futuro in crescendo.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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