Grandexit - The Dead Justifies the Means

Copertina 4

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:39 min.
Etichetta:Lifeforce Records

Tracklist

  1. THE STRIVEN
  2. LOST AT SEA
  3. JUDGEMENT OF THE WICKED
  4. BURIED
  5. KINGDOM OF EMPTINESS
  6. BOX OF GLASS
  7. GENETIC GREED
  8. OBSTACLE RUN
  9. ARE YOU EVEN ALIVE?
  10. THE SUPERIOR ARRIVAL

Line up

  • Magnus Wall: bass
  • Pablo Munoz: drums
  • Simon Jarolf: guitars
  • Pontus Pettersson: guitars
  • Danne Walstrom: vocals

Voto medio utenti

La recensione di Gino del primo album dei Vicious, precedente incarnazione dei quipresenti Grandexit, iniziava con un concitato appello: "Abbasta! Abbasta co sta merda!" e si chiudeva con un bel 2 di stima. La recensione di Burden del secondo disco dei Vicious iniziava citando il cappello introduttivo di Gino, rimarcandone la bontà e si concludeva con lo stesso 2 di stima. Ora tocca a me e ai Grandexit..cambieranno le cose?

No. Abbasta co sta merda!
Cambia il nome ma la sostanza è sempre quella: i Grandexit o Vicious o Sarcazzo farebbero meglio a comprarsi un bello chalet da qualche parte nella loro Svezia e rimanerci a vita, senza toccare più uno strumento manco per sbaglio.
Per onestà intellettuale va detto che dopo gli aborti targati Vicious, questo "The Dead Justifies the Means" qualcosa di buono almeno ce l'ha: un paio di canzoni, "Box of Glass" e "Obstacle Run", sono dei discreti esempi di buon prog death, con soluzioni articolate e tecnicamente ben eseguite, così come qualcosina di buono lo possiamo ascoltare nella conclusiva "The Superior Arrival". Il problema è che è tutto li e, soprattutto, il resto è di una bassezza clamorosa: dopo l'intro "The Striven" abbiamo una doppietta da brividi, in negativo, che culmina in una "Judgement of the Wicked" da far accapponare letteralmente la pelle. E mi fermo qui, che è meglio.

Cosa ci abbia visto la solitamente attenta Lifeforce in questi svedesi non lo so, fatto sta che i Grandexit a mio parere non meritano affatto un palcoscenico importante come quello offerto tramite l'etichetta tedesca. Considerate l'idea dello chalet, ma senza campanello: sia mai che vi venga in mente di suonare anche quello.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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