Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2002
Durata:41 min.
Etichetta:New Hawen
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. ENTRANCE (INST.)
  2. THE DEVIL INCARNATE
  3. FAITH
  4. EATEN ALIVE
  5. ATARAXIA (INST.)
  6. A HALO ASKEW
  7. PHANTOMS
  8. EBONY TOWER
  9. NOWHERE (INST.)
  10. DELIRIOUS TONGUES
  11. IDOLS & FIENDS
  12. DIVIDED WE FALL

Line up

  • Johan Liiva: vocals
  • Johan Reinholdz: guitars
  • Matte Modin: drums

Voto medio utenti

Debut album per gli svedesi NonExist, capitanati dall'ex frontman degli Arch Enemy, Johan Liiva affiancato dall'axeman Johan Reinholdz (Andromeda) e dal drummer Matte Modin (Dark Funeral/ Defleshed). Il genere è ovviamente quel death metal, più volte definito swedish", tanto caro a band quali appunto Arch Enemy, At The Gates e decine di altri nomi più o meno conosciuti.
In un mercato ormai saturo nel quale è ben difficile emergere soprattutto per personalità e innovazione, i NonExist ci provano comunque con questo Deus Deceptor, in parte riuscendo nel difficile compito di farsi per lo meno notare.
Ovviamente il disco è ben prodotto (grazie alla mano di Tommy Tagtgren) e ben suonato, soprattutto per quanto riguarda il lavoro di Reinholdz alla chitarra, anche se venendo ai contenuti sono pochi gli episodi che riescono ad attirare particolarmente l'attenzione dell'ascoltatore lungo le 12 tracce dell'album. Per prima cosa convince poco quel quasi forzato uso di linee melodiche, inserite quasi più perché è il genere ad imporle piuttosto che per scelta personale, almeno, questa è l'impressione che si ha ascoltando song come "The Devil Incarnate" o "A Halo Askew".
Infatti sulle parti più aggressive , più marcatamente death/thrash (alla Carnal Forge per esempio), il combo offre il proprio lato migliore, purtroppo snaturato dai soliti fraseggi banali e sdolcinati in fase solistica. E questo è un peccato in quanto un brano come la potentissima "Phantoms" o la successiva "Ebony Tower" varrebbero da sé molto più dell'intero album, nel quale le cadute di tono non sono cosa rara.
Un disco valido tutto sommato, uno tra i tanti e forse ancora privo della giusta personalità che a tratti sembra emergere ma non a sufficienza per poter parlare di un prodotto degno di grande attenzione.
Di sicuro da tenere d'occhio per il futuro per confermare o smentire quanto di buono comunque c'è in questo Deus Deceptor.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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