Dopo l'album di esordio, "Edge of Tomorrow" uscito tre anni fa per la Shark Records, i norvegesi Guardians of Time si ripropongono solo ora al mercato europeo con un secondo lavoro, in realtà già disponibile da qualche mese in Scandinavia ed in Asia. E' la Massacre, che sembra essersi specializzata in queste operazioni, diciamo di recupero, a distribuire "Machines of Mental Design". Una decisione opportuna, perchè questi norvegesi hanno realizzato un album che offre non pochi momenti e spunti di interesse. Musicalmente potrebbero essere descritti, giusto per darne un'idea, come dei Gamma Ray meno teutonici (vedi "Faceless Society" o "Point Of No Return") o degli Stratovarius dai cori meno catchy. Lo si nota sin dalla prima canzone del disco ("Loggin On" è una semplice intro), "Faceless Society" ha, infatti, una struttura ritmica che deve parecchio allo stile di Kai Hansen. Giudizio positivo sin dalle prime battute per il cantato, discretamente personale, con Bernt Fjellstad che dà il meglio di se sulle medie tonalità, mentre quando sale di tono appare un po' forzato ed impostato. Una buona personalità la mettono in mostra anche i due chitarristi, Rune Schellingerhout e Paul Olsen, con delle interessanti soluzioni soliste e ritmiche, come quelle che troviamo ad esempio su "The Rise Of TriOpticon", dove è particolarmente azzeccato il refrain, un po' alla Blind Guardian. Lanciata a manetta "More Than Man" mostra invece la corda, per un fin troppo facile accostamento agli Stratovarius, e tocca a "TriOpticon" raddrizzare le cose. Un bel riff introduce questo pezzo che ha dalla sua il vantaggio della dinamicità, grazie sopratutto al bel lavoro dei due chitarristi. I Guardians of Time digrignano i denti sulla titletrack, a partire da una prova grintosa di Fjellstad, mentre il finale classicheggiante (con tanto di orchestrazioni ed archi) serve più che altro ad introdurre l'acustica ed introspettiva "Puppets Of The Mainframe", alla quale si fanno però preferire le due tracce successive, le speedy "War Within" e "Escaping Time". Fanno ancora meglio "A Secret Revealed" e la conclusiva "The Journey", due brani ben articolati, dove si esaltano la sezione ritmica e Fjellstad. A livello lirico "Machines of Mental Design" è un concept Science Fiction, una storia suddivisa in quattro capitoli, con qualche accostamento ad un film cult come "Blade Runner" e magari ad uno meno importante ma piacevole come "Time Cop".
Già... niente di nuovo, come d'altra parte si è rivelata la controparte musicale, eppure i Guardians of Time hanno superato le aspettative realizzando un buon album.
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