Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Code666

Tracklist

  1. SYRIAN DESERT (INTRO)
  2. THE TEMPLE OF BAAL-SETH
  3. KUKULKAN
  4. NECROGOD
  5. ISHTAR (AL-‘UZZA)
  6. ANUBIS (THE INCENSE OF TWILIGHT)
  7. KALI MA (THE MOTHER OF THE BLACK FACE) 8 LEVIATHAN (SEAS OF FATE)
  8. VOODOO (DAUGHTER OF IDOLS)
  9. WINDS OF HORUS

Line up

  • Mancan: Vocals, Guitars
  • Sicarius Inferni: Keyboards, Piano
  • Demil: Drums
  • Nikko: Guitars
  • Miguel José: Bass

Voto medio utenti

La costante evoluzione che ha caratterizzato il suono degli Ecnephias sin dagli esordi giunge oggi, con il nuovo "Necrogod", ad una tappa molto importante e ad un livello di qualità difficilmente ipotizzabile all'inizio della storia del gruppo italiano.
L'ammorbidimento del suono dei nostri e l'attenta ricerca della melodia raggiungono sul nuovo album una dimensione appena sfiorata con le uscite precedenti e fanno di "Necrogod" il lavoro migliore degli Ecnephias, tanto per la maturità quanto per la qualità delle composizioni.

Mancan e soci, senza snaturare il proprio sound, danno un taglio molto personale al loro dark metal riuscendo ad incanalare le influenze in una musica affascinante e carica di suggestioni adattissima a fare da sfondo al concept incentrato sulle antiche divinità egiziane, persiane, maya, indiane, siriane e afroamericane.
Da una parte è possibile ascoltare nell'album chiari riferimenti a Moonspell, Rotting Christ del periodo "A Dead Poem / Sleep of the Angels" (lo stesso Sakis è gradito ospite alla voce sul brano “Voodoo - Daughter of Idols”) e ai Katatonia meno malinconici, dall'altra è evidente come le intuizioni dei nomi appena citati siano state rielaborate in un'ottica più oscura e più calda nella quale è l'elemento dark, nell'accezione più classica del termine, a diventare protagonista soprattutto per via della già citata ricerca melodica che sta alla base del lavoro svolto in fase di composizione.
"Necrogod", che gode dell'ottimo lavoro svolto agli Unisound Studios di Dan Swanö, è, dunque, un album molto più accessibile rispetto al passato ma, e questa è la sua dote migliore, la sua immediatezza non è segno di prostituzione artistica quanto piuttosto sapienza in fase di arrangiamento e intelligenza nell'uso della melodia. Tutti i brani, soprattutto quelli posti all'inizio, possono contare su soluzioni melodiche assolutamente irresistibili che vi si ficcheranno in testa per non uscirne più e vi condurranno nel mondo degli Ecnephias, un mondo in cui vaghe reminiscenza death metal si affiancano a evocativi cori e magici rituali che vi sprofonderanno in questo mondo oscuro e sottilmente inquietante.

Tutta l'atmosfera del disco è misteriosa ed arcana, forse un po' monotematica, ma comunque avvincente, come avvincenti sono le melodie di chitarra e gli arrangiamenti di tastiera che fanno da base all'interpretazione vocale di Mancan, un po' Ribeiro un po' Piero Pelù (quello dei Litfiba dei tempi d'oro), capace di marcare a fuoco ogni brano con la sua interpretazione sentita e passionale, sia in fase distorta che in quella “pulita” (che personalmente preferisco).
Credo, in conclusione, che gli Ecnephias abbiano finalmente trovato la strada definitiva e credo che il loro futuro sarà ricco di soddisfazioni se saranno in grado di mantenere un livello qualitativo così elevato e così particolare all’interno di una scena che, invece, diventa sempre più standardizzata.
Standard dai quali i nostri si allontanano orgogliosi e fieri.

Molto bravi.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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