Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:30 min.
Etichetta:Horus Music
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. NOTE #1
  2. RUDE AWAKENING
  3. INTRODUCING DORIAN C.
  4. THE GARDEN
  5. ALL THE THINGS YOU FEAR
  6. FRAGILE
  7. GATES OF HELL
  8. THE BROKEN WINDOW

Line up

  • Camilla Lombardi: vocals
  • Riccardo Buti: guitar
  • Simone Biserni: keyboards
  • Matteo Bernetti: bass
  • Senio Firmati: drums

Voto medio utenti

Inabissarsi negli oceani, talvolta davvero oscuri e temibili, del pensiero, con le sue angosce, i suoi fantasmi, le sue paranoie e i suoi tormenti, capaci di assalire l’animo e prendere forma nella mente con una forza tale da condurre l’individuo verso un ignoto lontano, in un percorso distruttivo in cui perdersi senza una vera meta: questi, in breve, appaiono i presupposti del tema portante di “Road to nowhere”, il primo Ep dei Black Rain Theory, formazione senese che annovera nei suoi competenti ranghi quel Senio Firmati già motore ritmico dei favolosi Mantra, per chi scrive uno dei grandi gruppi italiani non apprezzati per il loro reale valore.
Per tradurre nel linguaggio dei suoni e delle note tale suggestiva e inquietante atmosfera dal carattere fortemente “cinematografico” i nostri si affidano ad una forma di alternative piuttosto appassionante e coinvolgente, applicando con misura “modernità” e intensità e finendo per decifrare in maniera assai produttiva le modalità operative di gruppi come Skunk Anansie (forse i più influenti, in ultima analisi), Incubus, Alter Bridge ed Evanescence, campioni nella difficile arte del connubio tra rock di qualità e popolarità ad “ampio spettro”.
Ad un risultato così appagante contribuiscono ovviamente tutti gli ottimi elementi della band, ma è comunque necessario spendere un elogio supplementare per la voce di Camilla Lombardi, abilissima, in un ruolo cardine, nel non tentare di emulare dogmaticamente le sue colleghe più famose (Skin, Amy Lee, Cristina Scabbia, … i nomi sono sempre quelli, anche se mi sa che nella formazione della vocalist toscana hanno avuto una funzione di rilievo pure Elisa e magari una certa Patti Smith …) e in grado di condensare nella sua brillante e carismatica laringe tecnica, pathos emotivo e una notevole ecletticità interpretativa.
Il concept-album (il cui protagonista risponde al nome di Dorian Caspargy, in cura per le sue turbe psichiche) si snoda, dunque, attraverso otto episodi (“Note #1” e “The broken window” sono, però, due brevi porzioni recitate da un narratore, in guisa di annotazioni cliniche, che fungono da prologo ed epilogo ad una misteriosa vicenda che consiglio a tutti di approfondire direttamente tramite il sito del gruppo …) che innescano processi d’ascolto evocativi, energici, malinconici e coinvolgenti, in un profluvio di emozioni elegiache, vibranti e seducenti: dall’hard fluttuante di “Rude awakening” al lirismo struggente di “Fragile”, passando per la sinuosa linea melodica di “Introducing Dorian C.”, per la passionale raffinatezza di “The garden” e ancora per la capacità di “persuasione” di “All the things you fear”, dai contorni forse un po’ troppo familiari (tocco “gotico” e strappi vagamente nu-metallici, con controcanti aggressivi ad opera del guest Dario Tanzarella) e tuttavia abbastanza efficace.
Menzione d’onore specifica la merita, poi, “Gates of hell”, un brano veramente avvincente per trame armoniche di grande suggestione (belli i bagliori prog delle tastiere di Simone Biserni e l’ispirato guitar solo di Riccardo Buti) e per una prestazione canora di considerevole spessore “specialistico” e apprezzabile corposità espressiva.
I Black Rain Theory si candidano fin da ora tra le “promesse” importanti del panorama alternativo contemporaneo e sono sicuro che la loro intelligenza e il loro talento li condurrà in futuro a “personalizzare” ulteriormente quello che appare già come un suono pronto ad un’esposizione (con relativa auspicabile affermazione) estesa e gratificante.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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