Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:35 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. BREWING THE STORM
  2. BRING ME DARKNESS
  3. ENDER OF ALL
  4. MASS DEVOTION
  5. CARVED IN STONE
  6. SET THE DIAL TO YOUR DOOM
  7. RESISTOR
  8. THIS TIME IS DIVINE
  9. GROWING HORNS
  10. CROSSROADS AND THUNDER

Line up

  • Jonathan Athon: bass, vocals
  • James May: drums, vocals
  • Andrew Fidler: guitars, vocals

Voto medio utenti

Anche per i Black Tusk, trio di Savannah, Georgia, è giunto il momento di scrollarsi di dosso l’etichetta di sludge band di maniera, una fra le tante che stanno spuntando come funghi, specie in America. Nel nuovo disco, concentrato di massiccio sludge-core ed elementi heavy più tradizionali, c’è infatti quel “quid” di personalità capace di distinguerli nella massa dei mestieranti.
Sicuramente una bella mano l’ha data Jack Endino, produttore ultra-veterano e maestro nel tirare fuori il massimo da questo tipo di mazzulatori. In sintesi, i BT scrivono pezzi più concisi ed accessibili rispetto alla maggioranza dei colleghi, in particolare l’ultima ondata dei vari Hull, Your Highness, Rue, ecc. Intendiamoci, i georgiani sono delicati come un bufalo in una cristalleria, ma perlomeno non estremizzano troppo suoni e parti vocali così da poter utilizzare qualche abbozzo di refrain comprensibile. La mistura di assalto ad alta distorsione e momenti groovy, rende l’album godibile senza doverlo centellinare un po’ alla volta.
Troviamo sempre i brani deraglianti e senza compromessi, mutuati dal recente passato, come “Bring me darkness” e “This time is divine”, ma il loro impatto è meno rozzo ed urlato, segno di una maturazione in corso. E quando cresce la percentuale di granitico heavy rock vengono fuori gli episodi migliori, vedi le sanguigne e trascinanti “Mass devotion”, “Carved in stone” e “Set the dial to your doom”, dove insieme ad un drumming quanto mai imponente si scoprono cori facilmente memorizzabili.
Un lavoro nel quale convivono sludge, metal, doom, stoner, hardcore e perfino un pizzico di swamp-southern rock, pur restando fortemente ancorato alla forma-canzone più classica e nello stesso tempo ad un’urgenza ferina e punkeggiante. La sensazione è che i BT, grazie a questo buon lavoro, stiano facendo il salto di qualità necessario ad entrare nel “giro” di Mastodon, Baroness, High on Fire, Kylesa, cioè nella cerchia dei migliori esponenti sludge metal, filone che probabilmente ha rappresentato la realtà heavy più interessante degli ultimi anni.

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 27 dic 2011 alle 16:46

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