Copertina 8

Info

Anno di uscita:1991
Durata:71 min.
Etichetta:Edge

Tracklist

  1. FACE OF THE PROSECUTOR
  2. KING OF THE JEWS
  3. IN THE DAY OF THE SENTINEL
  4. WISDOM CALLS
  5. ARMAGEDDON
  6. O GREAT CITY
  7. THE CHRONICLE OF THE SEVEN SEALS

Line up

  • Fredrik Ohlsson: vocals, guitar
  • Torbjörn Weinesjö: guitars
  • Magnus Thorman: bass
  • Thomas Weinesjö: drums
  • P.A. Danielsson: keyboards

Voto medio utenti

Non che ci sia bisogno di ulteriori etichette, in un genere che è già falcidiato da una spasmodica attitudine ad inscatolare tutto, tuttavia per i Veni Domine l'aggettivo qualificativo "cristiano" non appare assolutamente abusato. Già il nome scelto dal quartetto svedese lascia intravedere squarci divini che si fanno strada tra le nubi, preparando il mondo all'agognato secondo avvento di Cristo. Ma anche il titolo scelto per il primo album, che auspica la rovinosa caduta della moderna Babilonia in cui ci ritroviamo a vivere, non è assolutamente messo lì a caso.

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Il gruppo scandinavo è composto dal vocalist Fredrik Ohlsson, dai fratelli Torbjorn e Thomas Weinesjo (rispettivamente chitarra e batteria), e dal bassista Magnus Thorman. Siamo ad inizio anni 90, quindi chi ha qualche decennio sulle spalle, saprà sicuramente che ci troviamo ad un punto di svolta per la scena hard'n'heavy. In particolare, le band che cercano di dare un seguito decoroso ai gloriosi anni 80, vengono osteggiate da parte di media venduti al miglior offerente, per spingere "il nuovo che avanza". Ricordo benissimo determinate situazioni: persino i Manowar di "The Triumph Of Steel" vennero messi alla berlina e derisi, figuriamoci il resto della ciurma. Piccolo sfogo polemico per gli eroici superstiti della carta stampata: siete contenti adesso che, per vendere due copie in più, dovete mettere in bella mostra l'epitome "classic" in copertina? Finito l'off topic, torniamo ai Veni Domine.

"Fall Babylon Fall" viene registrato tra Inghilterra e Svezia, tra il giugno e l'ottobre 1992, ed il suo impatto si rivela sicuramente minimale tra i fruitori convertitisi nottetempo al mainstream imposto dall'establishment discografico. Sicuramente differente è il discorso per coloro che non si rassegnano a passare dai Queensryche ai Nirvana, come se si trattasse di uno step evolutivo di darwiniana invenzione. Non ho nominato gli autori di "Operation Mindcrime" a caso, dato che il singer Fredrik Ohlsson sembra avere assimilato persino nel DNA le peripezie vocali dello straordinario Geoff Tate. L'approccio musicale della band svedese, invece, attinge a piene mani, ed in egual misura, sia dall'epic che dal doom, modellando un suono pesante come un macigno, ma non privo di inventiva, di belle sorprese, e di una personalità già spiccata. Parlare di progressive appare forse eccessivo, se non per la durata dei singoli brani, quasi mai inferiore agli otto minuti, fino ad arrivare ai ventuno della suite conclusiva "The Cronicle Of The Seven Seals". Fanno bella mostra di sé anche partiture "profonde" di tastiera, che si rivelano funzionali ad un contenuto affascinante ma non certo di facile assimilazione alle prime avversità uditive. Ridondante, a volte forse eccessivamente enfatico, "Fall Babylon Fall" è comunque il classico disco che non può lasciare indifferenti. Come dimostra l'iniziale marcia "celeste" intitolata "Face Of The Prosecutor", oppure l'orientaleggiante "King Of The Jews", che nel suo piccolo evoca le dinamiche di "Stargazer" dei Rainbow.
Se "In The Day Of The Sentinel" rincara la cifra doom con il suo "cuore di tenebra", "Wisdom Calls" ed "Armageddon" accentuano la vena eroica con una convinzione che francamente stupisce, almeno per un gruppo alle primissime armi. Le campane che inaugurano "O Great City", con quel coro alla Carmina Burana ad accompagnarle, si prestano benissimo a determinare l'imminente distruzione di Babilonia, che viene sancita con la già citata "The Cronicle Of The Seven Seals", praticamente la trasposizione metal del libro dell'Apocalisse di Giovanni. Il brano è lunghissimo, sontuoso, narrativo e profetizzante: esattamente l'opposto di ciò che richiede il politically correct della "musica dura" di quegli anni.

I Veni Domine non si ripeteranno più a questi livelli, e già il secondo lavoro "Material Sanctuary" non riuscirà ad evitare momenti di noia misti a sbadigli di prevedibilità. Basta comunque "Fall Babylon Fall" ad incasellarli nel gotha degli anni 90.
Ad gloria perpetua. Amen.

Recensione a cura di Alessandro Ariatti

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 24 mag 2022 alle 19:21

Simon, è una colpa che, nel mio piccolo, mi prendo ben volentieri. Matteo, sono sicuro che ti piacerà molto.

Inserito il 23 mag 2022 alle 18:36

@Alessandro Ariatti Anche se ogni tanto maledico il sito/forum per i soldi che mi fa spendere.

Inserito il 23 mag 2022 alle 08:53

Lo voglio!!! Pensate che da ragazzino lessi la recensione all'epoca sul compianto H / M!

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