Copertina 8

Info

Anno di uscita:2011
Durata:71 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. PRAISE THE LOWERED
  2. STAND
  3. JUULAR
  4. PLANET OF THE APES
  5. SUMERIA
  6. THE MIGHTY MASTURBATOR
  7. PANDEMIC
  8. DECONSTRUCTION
  9. POLTERGEIST

Line up

  • Devin Townsend: Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Programming
  • Dirk Verbeuren: Drums
  • Ryan Van Poederooyen: Drums

Voto medio utenti

Dunque dunque, facciamo un po’ di chiarezza. Devin Townsend Project è il monicker della nuova incarnazione sonora del folle canadese, che questa volta prospetta un’opera lunga ed articolata: è stato diviso in quattro parti, infatti, il nuovo percorso musicale di Devin che, disintossicatosi da alcool e droghe da quattro anni, decide di raccontare, alla sua maniera, un percorso lungo, tortuoso e difficile. Il risultato sono i quattro albums “Ki”, “Addicted”, “Deconstruction” e “Ghost”, che andranno però a comporre solo la prima parte di un’opera, come al solito, ambiziosa e magniloquente.

Fatta cotanta premessa, andiamo ad esaminare il terzo capitolo di questa mini-saga, appunto “Deconstruction”. Gli amanti e nostalgici degli Strapping Young Lad avranno di che gioire: questo album è infatti quanto di più simile agli SYL Devin abbia prodotto da qualche anno a questa parte. Metal prog folle, visionario, spesso violento e tiratissimo, ma al cui interno, come al solito, potete trovare di tutto, da stacchetti pubblicitari a musichette circensi, da canzoncine della buonanotte a tirate in growl cattivissime, e tutto ciò che ci sta in mezzo. A differenza di un “Ki” molto introspettivo, e di un “Addicted” più classic-oriented, questo terzo capitolo va a pescare nella zona più ricca della mente di Devin Townsend: quella completamente folle! Godetevi le scorribande musicali, gli stacchi in blast beat seguiti da dolci ritornelli, un’intro a suon di scorregge ed una discussione su come tutto, anche un gustoso cheeseburger, può essere ‘decostruito’ in cacca… E via di questo passo. Musicalmente eccelso: le parti, per quanto follemente accostate, sono suonate con una tecnica ed una perizia al banco mixer davvero invidiabili, rendendo questo “Deconstruction”, a mio avviso, l’ennesimo centro pieno del Frank Zappa del 2000.

Prometto, con la manina sul cuore, che completerò la quadrilogia, in modo da potervi fornire il quadro completo. Nel frattempo, vi assicuro che “Deconstruction” è un album nel più puro stile di Devin Townsend: potrete ascoltarlo duemila volte, avrete sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Pazzo genio.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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