Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2010
Durata:62 min.
Etichetta:Underground Symphony Records

Tracklist

  1. TRICK OF THE EYE
  2. REBEL RUNNER
  3. EXILE
  4. BLACK COURTAINS
  5. ON NOTHINGNESS
  6. THE GAME
  7. LABYRINTH
  8. RED EYES
  9. ANATHEMA
  10. RETURN TO LIFE
  11. FOREVER (BONUS TRACK)
  12. EXCALIBUR (GHOST TRACK)

Line up

  • Riccardo Minicucci: vocals
  • Matteo Poinelli: bass
  • Claudio Fiumicelli: guitar
  • Daniele Tornaghi: guitar
  • Stefano Testa: drums
  • Alessandro Minicucci: keyboards

Voto medio utenti

Arriva solo adesso, sul tavolo di Metal.it, il primo full length dei nostrani Ananke, heavy metal band lombarda con già due demo alle spalle, recensiti su queste pagine (virtuali) dal nostro Ermo. Il primo lavoro sulla lunga distanza non è altro, dunque, che una summa di quello che è stato, che è e che sarà, presentando tutti i brani già in scaletta nei demo precedenti, ed aggiungendo ad essi una manciata di nuove songs, tutte rivestite e ri-colorate con un nuovo arrangiamento ed una produzione molto buona.

Quello che ci troviamo di fronte, ascoltando “Diary of an Illusion”, è un heavy metal molto melodico e classico, ben sorretto da una buona sezione ritmica e da una formazione a sei che permette ai Nostri di usufruire di due chitarre ed una tastiera, strumento quest’ultimo molto presente, e con gusto, in fase di arrangiamento. I dodici brani dell’album hanno però delle pecche: le strutture sulle quali si basano molti dei pezzi di questo debut non fanno gridare al miracolo, sfruttando cliché o situazioni non particolarmente ispirate, e la buonissima voce di Riccardo, che nelle parti “normali” mi ricorda molto Geddy Lee, si impegna per un buon 40% dell’album a salire su acuti di testa, ben eseguiti ma spesso troppo fini a se stessi, cosa che, dopo il dodicesimo o tredicesimo, rischia di stancare l’ascoltatore.

Il problema, dunque, sta nella quantità di idee, nella bontà degli spunti artistici, e nell’uso del canto come strumento aggiuntivo: siamo sicuri che gli Ananke non potrebbero fare di meglio, se si liberassero di quella voglia di “farsi notare” che, giustamente, attanaglia ogni band al debutto discografico? Qui i buoni pezzi non mancano affatto, forse basterebbe non avere fretta, e saper aspettare: l’ispirazione è una bestia strana, viene e va come meglio crede; inseguirla, di solito, è fatica sprecata.

p.s. Complimenti alla band per l’ottimo booklet, e per una produzione di livello (l'album è stato registrato presso gli Elnor Studio di Mattia Stancioiu e presso il MiLu Studio di Michele Luppi).
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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