Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:54 min.
Etichetta:Infacted Recordings/Metropolis Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. UNWESEN
  2. GOTTESGRIEGER
  3. NIEMALS MEHR
  4. GLORIA ET MORTE
  5. DARK DANCE
  6. DER ERSTE
  7. DES SPIELSMANNS LIED
  8. STILLE
  9. MAARAT AN NUMAN
  10. WIE EIN TIER
  11. DIE BUERDE
  12. GOTTLGLEICH
  13. MALITIA ANGELICA
  14. PSALM 115

Line up

  • Ashlar Von Megalon: all instruments

Voto medio utenti

Immaginatevi un nutrito gruppo di giullari e di soldati, magari di quelli nordici, che nel medioevo amavano distrarsi creando melodie distorte e beat pulsanti a base di sintetizzatori e tastiere futuristiche. No, non può essere, o meglio, non possono venire dal medioevo o comunque sia dall'antichità, e infatti gli Heimataerde sono a noi contemporanei, ma si rifanno al passato (anche molto remoto) per quanto riguarda il concept e l'immaginario. Con questi accostamenti musicali: Folk ed Elettronica c'è sempre il rischio che ne esca fuori qualcosa di tremendamente ridicolo e tronfio, ma per fortuna il progetto Heimataerde nel corso degli anni è riuscito ad affinare le proprie armi (anzi lance) e con questo nuovo Unwesen è in grado di intrattenere gli amanti della musica EBM/Industrial con quasi un'ora di parallelismi tra ritmiche da dancefloor e arrangiamenti/refrain che pescano direttamente dalla cultura classica/medioevale. I risultati? A dire il vero non è facile da giudicare un prodotto simile, in certi casi hanno gli Heimataerde hanno il merito di riuscire a tirare fuori episodi semplici e orecchiabili, come Gotteskrieger, Dark Dance e Niemals Mehr, in altri casi invece purtroppo annoiano con soluzioni stilistiche approssimative e superficiali. Se state pensando ai Saltatio Mortis non siete molto lontano, ma in questo caso è la dimensione più "tamarra" e "cafona" ad essere privilegiata. I primi ascolti possono coinvolgere, con il tempo però perdono in fascino e la voglia di rivolgersi verso prodotti più curati (sempre nel settore Industrial ovviamente) aumenta.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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