Copertina 2

Info

Anno di uscita:2012
Durata:50 min.
Etichetta:Plastichead

Tracklist

  1. THE CALLING
  2. THE COMEBACK
  3. THE ANTHEM OF THE OUTCAST
  4. HELL ON HEELS (GIVIN' IN TO SIN) FEAT. NEW YEARS DAY
  5. YOUR SORRY LIFE
  6. WORLDS AWAY
  7. DON'T WANT TO BE LIKE YOU
  8. ANTHEM OF THE OUTCAST (RADIO EDIT)
  9. UNFORGIVEN (MATRODA REMIX)
  10. CLUBBED TO DEATH
  11. DEEP WITHIN
  12. WHERE'S MY WONDERLAND

Line up

  • Dahvie Vanity: vocals, all instruments
  • Jayy Von Monroe: vocals, all instruments

Voto medio utenti

Eccezionale. Una ventata di ilarità che preannuncia il carnevale alle porte. Non ho idea di quanto faccia caldo nel deserto dell'Arizona, ma immagino un bel po'. Ora visualizzate due giovini che, a occhio e croce, avranno da poco passato i diciotto anni, uno basso e cicciotto, l'altro più alto e bello. Quello basso è inguainato in una tuta di licra nero con sopra raffigurato il classico scheletro del corpo umano, è truccato come i Motley Crue primissima maniera, ha il classico taglio emo con ciuffi verdi sparati e, ciliegina sulla torta, porta sulla spalla un pellicciotto grigio. L'amico è in un più classico nero e borchie; entrambi portano lenti a contatto colorate, tipo cyber/vampiro. Così bardati passeggiano nelle desolazioni del deserto dell'Arizona in pieno giorno e suonano la chitarra in riva al mare (sempre di giorno), con due must balneari come la tavoletta ouja ed una candela davanti a se. Vediamo che il tipo basso di notte, nella sua stanza illuminata solo da candele (ma di quelle della Philips, che cambiano colore) e disseminata di teschi e zucche, scrive i suoi pensieri con una penna d'oca intinta nell'inchiostro, dopo aver litigato con i suoi amici, emo come lui, ma più conformisti, al pub... rissa? No, messaggi con faccine scritti sui tovaglioli di carta. L'amico alto si diletta a provare nei boschi delle pose per le quali i Take That lo prenderebbero subito e che non possono non ricordarmi la parodia dei Blink 182 di All the Small Things, con aumento dell'ilarità. Vi ho appena raccontato il video di Don't Want To Be Like You dei Blood On the Dance Floor, teenage emo band americana arrivata - non ci posso credere - al sesto album. Naturalmente il comico lo vedo solo io, perché Dahvie Vanity e Jayy Von Monroe sono serissimi e masse di adolescenti si firmano in internet come la signora Vanity o Von Monroe. Ora non mandatemi messaggi minatori per quello che sto per dire... ma, in fondo, tutto questo baraccone non richiama la scena glam di nomi come primi Poison e Motley Crue? Ve li ricordate, sì, i Tigertailz? Certo, questi ragazzini forse non sanno nemmeno cosa sia stata la scena glam, che, comunque, aveva dietro dei riferimenti musicali di tutto rispetto e dei fan che nemmeno in leggings fuxia e permanente riuscivano ad essere così ridicoli e beceri (e avevano, a loro volta, una cultura musicale). Eppure... corsi e ricorsi storici vichiani... questo potrebbe essere il corrispettivo del glam ad uso e consumo dell'avvilente generazione attuale. Anche i Blood on the Dance Floor sono dediti al sesso, droga e, nel loro caso, club music. Il testo di Deep Within, dopo aver incitato ragazze dal seno prosperoso a leccare la lolly pop di Dahvie, così "yummi", e fare viaggi meravigliosi con l'ausilio di qualche caramellina, dice che, però, lui si è stufato di questa vita e cerca l'amore vero. Già i testi... quelli del fan club si sono anche dati la pena di renderli disponbili a tutti sul web, contornati da cuoricini... No, nemmeno i Tigertailz scrivevano cose così. Che suoneranno mai? Mixate insieme Linkin Park, Tokio Hotel, Birtday Massacre: parti di metal pesante, parti melodic pop su cui Vanity canta con timbro da Zecchino d'Oro, basi elettroniche. Gli ultimi quattro pezzi di The Anthem of the Outcast propongono un cyber industrial molto dance, perfetto per le discoteche. Qualità tecnico compositiva assente: pezzi sciocchi, dalla struttura scheletrica, tutti basati su un suono il più pompato possibile, distorsioni di chitarre, melodie poppeggianti e coretti da asilo nido. Un disco come l'ultimo degli A Life Divided i Blood on the Dance Floor se lo sognano. Se penso che "ai miei tempi" la parola Emo indicava l'hard core punk melodico di gruppi impegnati e geniali come Fugazi, Minor Threat o Hüsker Dü... sigh... I variopinti Twisted Sisters e The Darkness si vergognerebbero per loro.

Recensione a cura di Laura Archini

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