Copertina 7

Info

Past
Genere:Power Metal
Anno di uscita:1999
Durata:56 min.
Etichetta:Athreia

Tracklist

  1. NEW EDEN
  2. ON THE WINGS OF THE STORM
  3. BLACK MASK OF FEAR
  4. EXODUS
  5. THE WHISPER
  6. FORGOTTEN WORLDS
  7. VISION DIVINE
  8. THE FINAL COUNTDOWN (EUROPE COVER)
  9. THE MIRACLE
  10. FOREVER YOUNG
  11. OF LIGHT AND DARKNESS

Line up

  • Fabio Lione: vocals
  • Olaf Thorsen: guitars
  • Mattia Stancioiu: drums
  • Andrea De Paoli: keyboards
  • Andrea "Tower" Torricini: bass

Voto medio utenti

W l’Italia! Quando penso a “Vision Divine” mi viene da sorridere. Il motivo? È stato registrato e prodotto presso i Rodgers Studios di Giancarlo Pasquini (noto ai più come Dave Rodgers) a qualche chilometro di distanza da casa mia in quel di Mantova (non proprio una metropoli insomma). E in anni in cui per fare un disco che “suonasse” si doveva andare all’estero, questo esordio del supergruppo italiano non aveva davvero niente da invidiare alle contemporanee produzioni di Sascha Paeth, Mikko Karmila e compagnia bella. La domanda, lecita, è: “che cavolo sono andati a fare a Mantova ‘sti ragazzi per fare un disco?” È una lunga storia, io la so, ma non la racconterò in questa sede. Per i curiosi ne possiamo riparlare in privato…

Chi sono i Vision Divine (almeno quelli delle origini)? (Immaginate un tono epico, tipo il narratore all’inizio di qualche film). “In principio erano i Labyrinth, orgoglio nazionale dedito a un power metal di chiara matrice europea guidato dalle idee musicali di Olaf Thörsen e di Fabio Lione. Poi Lione si concesse “anima e corpo” ai Rhapsody, divenendo un mero esecutore, e fu di fatto obbligato a rinunciare a qualsiasi apporto compositivo all’interno della formazione triestina. Ecco allora che i due toscanacci amici di infanzia si ritrovarono, pensando di tornare a scrivere musica insieme.” Risultato? Un disco dei Labyrinth con Fabio Lione alla voce…

Non banalizziamo, però resto abbastanza convinto che questa realtà tutta italiana abbia dato i frutti migliori negli anni seguenti, quando è riuscita veramente a ritagliarsi uno spazio affine a quello dei Labryinth ma “diverso”. “Vision Divine” è complessivamente abbastanza tirato e risulta in alcuni frangenti più originale (“New Eden”, studiato a tavolino sull’estensione vocale di Lione, “Forgotten Worlds”, uno strumentale a cavallo tra metal neoclassico e la musica da film, “Of Light And Darkness”, un bel lento guidato dal pianoforte con un’azzeccata voce femminile a cantare con Fabio) che in altri (“Black Mask Of Fear”, “The Miracle” e “Forever Young” soffrono un po’ di “labyrinthite”). Non mi esprimo sulla cover di “The Final Countdown” degli Europe, magari un po’ ingenua ma coerente con il periodo storico. La performance è ottima da parte di tutti, in particolare sul fronte tastieristico, con delle trovate a metà strada tra Kevin Moore e Jens Johansson (sembra assurdo ma è così).

A recensirlo oggi lo considero un esordio discreto, anche se all’epoca era assolutamente allineato con quanto di meglio si potesse ascoltare in giro. “The best is yet to come” si scrive ogni tanto e il meglio dei Vision Divine, lo ripeto, è arrivato dopo.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 mag 2016 alle 15:53

quoto il messaggio di polimar, stream il più bello, ma questo l'ho consumato

Inserito il 09 mag 2016 alle 09:17

Il più bello dei VD è sicuramente Stream, ma questo è quello a cui sono più affezionato, oltre ad essere un gran disco di power metal all'italiana.

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